Dischi

Moby – Play

moby_play_front-590x590Cosa decreta il successo di un disco?

Perché all’uscita Play non fu un successone, ma finì per vendere più di 10 milioni di copie, ed esattamente la metà delle canzoni che contiene sono diventati singoli di successo.

Non è dato sapere se l’idea di concedere quei brani per film e pubblicità di ogni genere fu conseguenza o (più probabilmente) presupposto, geniale mossa di marketing o ultima chance di passare all’incasso.

Moby non era proprio un musicista di primo pelo nel 1999, e dall’altra parte qualche pubblicitario deve avere avuto l’intuizione che questa musica piena di gospel e soul, ma con un tocco decisamente contemporaneo potesse avere un certo appeal nel mondo dell’advertising e in quello di Hollywood.

A prescindere dalla scintilla, Moby passò da essere dj noto e apprezzato ad essere, semplicemente, ovunque.  Il mondo scoprì un personaggio notevole: un newyorkese nerd, vegano, fan del rock’n’roll, ironico, animalista, discendente dell’autore di Moby Dick, e un bel po’ nostalgico.

Uno che ebbe un’intuizione geniale – quella sì – di campionare un catalogo indecentemente sconfinato di soul, r&b e hip-hop: da Bessie Jones a Vera Hall, da Spoonie Gee & The Treacherous Three a Joe Cocker, e fino alla Incredible Bongo Band, aggiungendo cori gospel e spesso la sua stessa voce.

In realtà il comune denominatore di Honey, Find My Baby, Natural Blues, Why Does My Heart Feel So Bad, e tutte le altre, sono una tristezza di fondo (a presa rapidissima) ed un senso di infinito che sembra di scorgere l’universo in una biglia. È questo il segreto di Play.

Ma dopo tutto questo tempo ancora non siamo in grado di dire se le altre otto composizioni (i non-singoli) sono espungibili perché effettivamente nati così, oppure perché l’abitudine di sentire sempre le stesse intrappola in un loop di autosufficienza tale da oscurare il resto.

Ma qui si torna alla domanda iniziale: cosa determina il successo di un disco?

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