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Modest Mouse – We Were Dead Before The Ship Even Sank

we_were_dead_before_the_ship_even_sank_2007_retail_cd-front«A nautical balalaika carnival romp»: Isaac Brock ha trovato le parole perfette per descrivere We Were Dead Before The Ship Even Sank dei suoi Modest Mouse.

Ci perdonerete ma non traduciamo: just push play e sentirete voi stessi che si tratta di una suggestione perfetta.

L’apertura è affidata al sinistro canto piratesco March Into The Sea – caciarone e alcolicoma un attimo dopo, con Dashboard, si passa ad un fulgido guitar pop trascinato dai fiati e dalla incredibile sei corde di Johnny Marr, nel 2007 membro effettivo della band: un’architettura che torna più volte, come in We’ve Got Everything e Little Motel. 

Nel mezzo c’è di tutto, soprattutto una ricchezza melodica fino a quel momento quasi sconosciuta ai Modest Mouse: Isaac Brock ci mette l’irruenza, l’ex Smiths smussa gli angoli e ne esce un disco che suona come una sintesi perfetta tra l’indie britannico e quello d’oltremanica.

Le chitarre sono al centro di tutto, acustiche (Parting Of The Sensory), o messe ad accompagnare melodie allisciatissime ritorcendosi su loro stesse (Florida – complice James Mercer degli Shins), eleganti (Missed The Boat) o, ancora, a puntellano un indubbio inno da fattoni come Fire It Up.

E, a partire dal titolo stesso di questo disco, ovunque è il mare: nei colori, nelle liriche, nel continuo andirivieni di suoni – a tratti riottosi, a  tratti placidi -: la navigazione come metafora della vita, il mare (luogo geografico che non fornisce punti di riferimento) come mostro da domare o rifugio di contemplazione.

La grandezza di We Were Dead… sta nel suo gigioneggiare senza tregua tra l’atmosfera da sagra di paese e il refrain inesorabilmente da classifica (d’altri tempi), nel suo sfondo azzurro e profondo sul quale voci, fiati e sei corde si scontrano in modo epico, nelle sue architetture potenti che, un attimo dopo, paiono tenute su con lo sputo (e ovviamente da tanta, tanta salsedine); infine, nel suo esistenzialismo marinaresco che lo rende una specie di (postmoderna) Odissea indie.

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