Dischi

Motorpsycho – Trust Us

Seguirli nei loro personalissimi sentieri lungo i sei album precedenti a tratti aveva assunto i contorni di un atto di fede, ma al disco numero sette i Motorpsycho misero ancora di più le cose in chiaro e intitolarono Trust Us una specie di monolite che – a totale dispetto della sua copertina – in prima battuta non ha nulla di agile o scattante.

Poi uno guarda meglio, e quest’auto da corsa vintage più che in movimento pare spiaccicata su un muro immacolato come una zanzara (con tanto di contorno sanguinolento)  abbattuta da una forza dirompente.

Un’immagine più consona che comunque non spiega fino in fondo la meraviglia di scoprire che Vortex Surfer (i noveminutinove che danno un po’ di respiro alla prima parte del disco, perdendosi magnificamente tra violini, glockenspiel, mellotron e amenità acustiche varie, almeno per metà) fu eletta «canzone del millennio», in massa, dagli ascoltatori della radio pubblica norvegese e quindi suonata ininterrottamente dall’emittente per tutte le 24 ore del 31 dicembre 1999 (è come se qui da noi… …lasciamo stare).

A briglie sciolte i Motorpsycho fecero apparire i diretti predecessori di questo Trust Us (Angels And Daemons At Play e Blissard) roba da novellini, prendendo il minutaggio mastodontico di Timothy’s Monster e riversandoci ogni loro delirio: a partire da Pychonaut – che tira continuamente l’elastico tra uno stoner rock di matrice antica e  progressioni free form – e fino alla chiusura del primo disco (577), non esiste nulla se non violenza, più o meno sottile, e la melodia è qualcosa di assolutamente eventuale.

La seconda parte inizia chiamando alla mente i Led Zeppelin di Kashmir (Evernine) e dopo diversi tour de force ritmici ed un ingannevole intermezzo (Radiance Freq.), all’improvviso la rivelazione di due brani che non hanno alcun senso in mezzo a tutto questo: Coventry Boy è delicatissima, bucolica, spoglia e dura appena il tempo di pensare che sembra uscita da The Velvet Underground & Nico; Hey, Jane è l’unica composizione di Trust Us in cui la gioia pare prevalere sul livore e – a conti fatti – è una cavalcata rock’n’roll perfetta e perfettamente radiofonica.

Se possibile, nelle successive uscite i Motorpsycho sapranno essere ancora più incontenibili, ma sempre più spesso il loro approccio ipertrofico apparirà eccessivo; fino a Trust Us almeno, sembrò puro entusiasmo.