Brace – Puledri Nello Stomaco

Confesso: sono mesi che cerco le parole per parlare di questo disco.

Mi ostino, anche se a volte fare prima di pensare è l’unico modo di pensare sul serio.

È una verità semplice che ho disatteso, ma credo sia perché ogni volta che metto su Puledri Nello Stomaco lo ascolto dall’inizio alla fine e poi da capo: non lascia spazio ad altro.

C’è stato un tempo – alcune settimane – in cui questo ascolto circolare era semplicemente attesa di quel break che solleva Casa Vuota dalla sua concretezza e la fa approdare da un’altra parte, verso la giunga, verso i Talking Heads, verso un ideale dancefloor lussureggiante.

Ma c’è molto altro oltre la ricchezza strumentale.

Ci sono soprattutto certe immagini incredibili e domande che Brace dissemina in questi 38′: c’è la vita che ci ha tagliato le infradito mentre andavamo al mare, c’è che ci ritroviamo sempre al centro di ‘sto campo assolato, e perché non illumini, perché non bruci, perché non ci abbronzi di brutto?, ci sono problemi logistici che ora sinceramente ci sbranano i coglioni, c’è un poeta in attesa della vanga, c’è l’improvviso crollo dei nostri piani, come non ci fosse un domani, c’è che sogno ogni notte e nei sogni non mi vuoi, finalmente mi sveglio e invece non ci sei, ci sono le chiavi nella buca delle lettere e 94 euro di bolletta che ti manderò poi, ti giuro.

È una quotidianità vestita di esistenzialismo, da liriche che spesso affondano nella rappresentazione di un ambiente domestico capace di trasformarsi in un attimo da porto sicuro in chimera (e Pigiamarmatura è il paradigma di tutto questo).

Con Puledri Nello Stomaco Brace mette in scena un agrodolce stravolgimento del sogno: è come vedere ET nel cestino della bicicletta dei suoi amici bambini che si cappotta nel cielo stellato, ad un passo dal traguardo – da quell’epico fotogramma iscritto nella luna piena.

E non sono granché certo di cosa voglia dire quando canta che poi il giorno del cavallo hai già puledri nello stomaco – e forse non è così sicuro nemmeno lui – probabilmente si tratta di puro, irrisolvibile, impressionismo.

Però ecco, Brace oggi ci coglie impreparati un attimo dopo la rovina e il messaggio non è fraintendibile: bisognerebbe sempre amare forte come uno schiaffo.