Dischi

No Age – Weirdo Rippers

Weirdo Rippers appartiene ad un mondo troppo intenso e distante per essere raccontato: una Los Angeles assolata e sporca,  immensamente DYI, cool come solo gli X, fatta in egual misura di polvere, recinzioni metalli e acrobazie con lo skateboard.

Una comunità riunita attorno allo Smell – il locale ritratto in copertina – i concerti in ogni condizione (tecnica e psicofisica) possibile, lo sbattimento infinito che portò Randy Randall e Dean Spunt a sciogliere la loro precedente band (Wives), ricominciare da zero e buttare fuori poi in uno solo giorno cinque EP per cinque diverse etichette del circuito della città degli angeli, tutto infine raccolto in questo debutto che non è un debutto pubblicato dalla Fat Cat Records nel giugno del 2007.

La vita dei No Age inizia lì e così, il loro art-punk minimale arriva ad ondate affilate come rasoi, a volte in modo più soffice e nascosto dietro echi e nebbie di feedback, compresso tra sintetizzatori poi squarciati che in un attimo abbattono ogni distanza; e non capisci mai da che parte ti ha preso, ma è successo.

Weirdo Rippers, appunto non inteso come un’opera coerente, a volte picchia più forte ma sempre obliquo, con riff che giocano a nascondino come a voler indicare proprio il dito anziché la luna. Nuvole, violenza, zucchero.

I Mary Chain ventimila e più leghe sotto i mari sì, ma anche i Mamas And Papas perché no, e i Ramones pure se nati su ed emblematici di quell’altra sponda del continente (dove il sole forse batte meno ma è l’oscurità a fare danno, chiedere a Lou Reed per conferma).

Chi, cosa o come poi non importa granché anzitutto ai No Age e alla loro etica per cui Everybody’s Down ed è ok forse così: dall’altra parte della polvere si sta pure meglio.

Se Weirdo Rippers voleva almeno essere un biglietto da visita, è di quelli con i bordi affilatissimi, di quelli che uno finisce per concentrarsi sul biglietto stesso non sul nome scritto sopra.