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Ocean Colour Scene – Moseley Shoals

moseley_shoalsE’ probabile che un best of sia più che sufficiente a soddisfare ogni vostra curiosità sugli Ocean Colour Scene, ma guardando meglio alla loro discografia e allargando il campo d’indagine a tutto il britrock anni ’90, Moseley Shoals è fondamentale.

Ignorati al debutto, con questo disco gli Ocean Colour Scene arrivarono invece al secondo posto in classifica.

Ci riuscirono un po’ grazie alla visibilità garantita dall’aprire i concerti degli Oasis e di Paul Weller, ma soprattutto grazie ad una serie di brani in cui il funambolico Steve Cradock riusciva a riassumere quarant’anni di evoluzione della sei corde – da Hendrix ai Led Zeppelin, da Pete Townshend a Steve Cropper – per creare qualcosa che suona incredibile ancora oggi.

Nel corso del 1996 The Riverboat Song (highlight assoluto), The Day We Caught The Train, The Circle e You’ve Got It Bad entrarono nella top ten inglese riportando in auge un suono in egual misura debitore della swinging london e delle tonnellate di soul music prodotta giù in Alabama (già il titolo Moseley Shoals mette insieme i sobborghi di Birmingham – Moseley, appunto – e la leggendaria Muscle Shoals).

Tutto il disco in realtà – a differenza, appunto, di quanto sarebbe spesso successo nei loro successivi lavori – inanella una serie di melodie perfettamente retrò e arrangiamenti non meno eccitanti (One For The Road, It’s My Shadow, Policemen And Pirates) che collocano gli Ocean Colour Scene immediatamente alle spalle dei giganti del periodo e Moseley Shoals tra i classici troppo spesso dimenticati degli anni ’90.

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