On Sunset è l’album con il quale Paul Wellerraggiunge i suoi eroi McCartney e Lennon nella ristrettissima cerchia di artisti capaci di infilare almeno un disco al primo posto della classifica inglese per cinque decenni consecutivi.
Tanto basterebbe a benedire questa nuova uscita, probabilmente; o forse un simile dato statistico serve soprattutto a ricordarsi che Weller è in giro da così tanto tempo che fa quasi strano pensare che possa ancora avere questa gran rilevanza.
Cinquant’anni in cui è stato più volte frainteso (la stessa appartenenza dei Jam al ‘punk‘ è qualcosa di assai relativo), nei quali ogni tanto ha visto più oltre del dovuto (un episodio su tutti, Modernism: A New Decade che gli Style Council si videro rimbalzare dalla Polydor), dove ad un certo punto è stato dimenticato e poi riscoperto e preso a modello (finendo per sfornare un classico senza tempo come Stanley Road), dove si è reinventato moltissime volte, mai però per necessità commerciali.
Ecco il punto, in qualche modo: Weller è sempre stato spinto dalla curiosità, dalla voglia di mettere in pratica idee nuove, suoni diversi, che siano vestiti differenti per le sue melodie o che cambi proprio il modo di cucirli poco importa.
I suoi album, da molto tempo a questa parte, sono qualcosa di assolutamente estemporaneo.
Se il precedente True Meanings era un’elegante riflessione che sembrava nata soprattutto dal fattore anagrafico, questo è uno sguardo pacifico e contemplativo.
Gli episodi più clamorosi sono i guizzi perfetti dei due singoli Earth Beat (con quel groove che sembra poter andare avanti all’infinito) e Village («here I am, ten storeys high / not a single cloud in my eyes..»), il funk a pelo d’acqua della title track e la chiosa di Rockets, una splendida riaffermazione del vero senso della ricchezza.
On Sunset è come immergersi in acque calde, piacevoli e rilassanti, ed accorgersi che è tutto a posto; che si è già arrivati ad unire tutti i puntini e che ben si potrebbe far a meno di tornare a galla.
On Sunset è l’album con il quale Paul Weller raggiunge i suoi eroi McCartney e Lennon nella ristrettissima cerchia di artisti capaci di infilare almeno un disco al primo posto della classifica inglese per cinque decenni consecutivi.
Tanto basterebbe a benedire questa nuova uscita, probabilmente; o forse un simile dato statistico serve soprattutto a ricordarsi che Weller è in giro da così tanto tempo che fa quasi strano pensare che possa ancora avere questa gran rilevanza.
Cinquant’anni in cui è stato più volte frainteso (la stessa appartenenza dei Jam al ‘punk‘ è qualcosa di assai relativo), nei quali ogni tanto ha visto più oltre del dovuto (un episodio su tutti, Modernism: A New Decade che gli Style Council si videro rimbalzare dalla Polydor), dove ad un certo punto è stato dimenticato e poi riscoperto e preso a modello (finendo per sfornare un classico senza tempo come Stanley Road), dove si è reinventato moltissime volte, mai però per necessità commerciali.
Ecco il punto, in qualche modo: Weller è sempre stato spinto dalla curiosità, dalla voglia di mettere in pratica idee nuove, suoni diversi, che siano vestiti differenti per le sue melodie o che cambi proprio il modo di cucirli poco importa.
I suoi album, da molto tempo a questa parte, sono qualcosa di assolutamente estemporaneo.
On Sunset è fatto di tante cose, molte delle quali riconoscibili – Beatles e Beach Boys, (ma non tanto quanto Saturns Pattern), Kinks, Bowie, Marvin Gaye, Smokey Robinson, Curtis Mayfield, Van Morrison, Robert Wyatt e via andare (ed anche la musica concreta di In Another Room) – ma nessuna predominante; nessuna, soprattutto, presa a sterile modello.
Se il precedente True Meanings era un’elegante riflessione che sembrava nata soprattutto dal fattore anagrafico, questo è uno sguardo pacifico e contemplativo.
Gli episodi più clamorosi sono i guizzi perfetti dei due singoli Earth Beat (con quel groove che sembra poter andare avanti all’infinito) e Village («here I am, ten storeys high / not a single cloud in my eyes..»), il funk a pelo d’acqua della title track e la chiosa di Rockets, una splendida riaffermazione del vero senso della ricchezza.
On Sunset è come immergersi in acque calde, piacevoli e rilassanti, ed accorgersi che è tutto a posto; che si è già arrivati ad unire tutti i puntini e che ben si potrebbe far a meno di tornare a galla.