Appunti

R.E.M.: il risveglio dal sogno.

Non ci sono molte parole di commiato ad una band del genere. Certe cose da dire sì, alcune personali altre meno.

La cosa difficile nel partecipare ad una festa sta nel capire quando è ora di andar via: Michael Stipe ha spiegato così la decisione della band di, semplicemente e serenamente, smettere.

È un bell’addio questo. Pare esserci molta tranquillità nei toni con cui i R.E.M. hanno commentato la propria scelta: niente litigi o questioni sospese, solo molta consapevolezza, forza e amicizia.

E in più, ci lasciano con un bell’album, niente carriera in declino, nessuna disaffezione del pubblico.

Avevano deciso di andare avanti nonostante il ritiro del fondamentale Bill Berry, che mai avevano rimpiazzato ufficialmente dietro le pelli: evidentemente Stipe, Mills e Buck sentivano di avere qualcos’altro da dare.

Questo qualcos’altro – ora lo sappiamo – era una trilogia di album dalle sonorità per certi versi spiazzanti (Up, Reveal e Around The Sun), forse da non prendere in blocco ma con un dispiegamento di arrangiamenti e cuore che andava ben oltre il semplice mestiere di band (Leaving New York, Electron Blue, Around The Sun, The Lifting, Imitation Of Life, I’ll Take The Rain, Beachball, Beat A Drum, Daysleeper, At My Most Beautiful, Airportman, Lotus… la lista è bella lunga).

Poi le ultime due uscite (Accelerate e Collapse Into Now) che ripercorrevano un pezzo di cammino consistente, quel suono che ha marchiato a fuoco i R.E.M. a cavallo tra gli ’80 e i ’90. Due album come un ritorno di fiamma, una nuova infatuazione per una vecchia fidanzata, una passione scintillante e confortevole.

A pensarci bene non potevano chiudere in modo migliore. Collapse Into Now era un compendio di suoni e amici che, visto e ascoltato a posteriori, non poteva voler dire altro che siamo arrivati, abbiamo fatto tutto, e con questo album ci piace ricordare tutta la strada dal 1982 ad oggi.

Ancora, il Live At The Olympia (2009) è stato – per concetto ed esecuzione – una straordinaria testimonianza di timidezza e consapevolezza, oltre che uno dei più interessanti album dal vivo degli ultimi anni.

C’è molta onestà in questo addio, al di là di chi insinua già di una fruttuosa reunion tra qualche anno. Nessuna volontà, insomma, di proseguire la corsa senza più propulsione, e molta dignità: smettere, prima che scrivere e registrare diventino (di nuovo?) routine.

Con i R.E.M. ci sono cresciuto, penso che a conti fatti, dai miei 16 anni ad oggi siano stata una delle uniche 2 band attive di cui mi sia follemente appassionato. E quindi potrei riscrivere 31 Canzoni scegliendo tutti i brani dal loro catalogo e dire esattamente, per ciascuno, cosa significa per me.

Spin pubblica una top ten di momenti chiave della vita della band. Io, più modestamente, vorrei salutare i R.E.M. con questa versione – da lacrimuccia – di Country Feedback. Ci siamo voluti bene, davvero molto. Nessun rancore o rimpianto.

R.E.M – Country Feedback (Live)

2 comments on “R.E.M.: il risveglio dal sogno.

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