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R.E.M. – New Adventures In Hi-Fi

rem_adventuresL’idea iniziale, concepita da Peter Buck, era quella di sfruttare il tour di Monster per registrare nuovo materiale, soprattutto durante i soundcheck, e pubblicare un nuovo album alla svelta.

Non andò proprio così e il lavoro in studio fu certamente maggiore di quello on the road; nonostante questo, New Adventures In Hi-Fi riesce a trasmettere l’idea stessa del viaggio, con i suoi panorami e i suoi momenti noiosi, le scoperte eccitanti e gli incontri.

Ci riesce attraverso la sua grafica sfocata, composta di foto in bianco e nero che alternano paesaggi, architetture, frammenti di orizzonti lontani, e attraverso una serie di canzoni che ben riflettono un periodo di transizione.

Per altro verso, New Adventures In Hi-Fi sembra sempre in lizza per il poco onorevole posto di album generalmente più trascurato dei R.E.M. – ma non dovrebbe affatto esserlo.

Arrivò sul mercato nel settembre del 1996 e il pubblico, in effetti, non se ne innamorò per nulla (cinque milioni di copie vendute: un tonfo rispetto ai numeri ai quali, a quel punto, erano abituati).

In tanti iniziarono a pensare che Stipe e soci avessero fatto ormai il loro tempo e l’anno successivo Bill Berry sarebbe uscito dalla band, sancendo definitivamente una crisi d’identità che – i maligni dicono – in fondo è durata sino al loro addio alle scene nel 2011.

A questo va aggiunto che, dopo Monster, i R.E.M. rinegoziarono il loro contratto con la Warner ottenendone uno ancora più schifosamente ricco e, contemporaneamente, si sbarazzarono del loro collaboratore di lungo corso Jefferson Holt (per ragioni che nessuno al tempo chiarì).

In altre parole: tutto faceva pensare che Stipe, Mills, Buck e Berry avessero ormai abbracciato il proprio status di superstar planetarie, con conseguenti stravizi, bizze, conti in banca a discapito della qualità della musica.

Ma il primo estratto del nuovo disco nulla concedeva all’airplay: E-Bow The Letter è una specie di cantilena folk che si distingue per l’uso dell’e-bow e la voce salmodiante di Patti Smith (un esperimento che verrà poi ripetuto in Blue, dall’ultimo Collapse Into Now); sorprendentemente, finì al quarto posto in Inghilterra, mentre negli States ottenne il peggior piazzamento dai tempi di Fall On Me, risalente a quando i R.E.M. erano ancora relativamente sconosciuti al grande pubblico (1986).

A conti fatti, si tratta però di uno dei brani più noiosi di un album di per sé molto lungo (anzi, il più lungo della loro discografia), ma non meno affascinante.

New Adventures In Hi-Fi si apre con un pianoforte dissonante ed un beat quasi hip hop a nascondere lo spunto melodico in realtà magnifico di How The West Was Won And Where It Got Us e si snoda attraverso una serie di asprezze chitarristiche ben più variegate del suo predecessore, fino alla conclusiva Electrolite, che con il suo minimale impressionismo holliwoodiano rimane ad oggi una delle vette dei R.E.M.

È eclettico, patchy, un mosaico in cui spunti concepiti e realizzati in giro (la strumentale Zither, l’intro di Leave, il testo stesso di Departure) si confondono con il lavoro messo insieme una volta tornati alla base: pare mosso da una specie di forza centripeta che lo tiene insieme mentre Michael Stipe getta via una ad una tutte le maschere indossate in Monster.

New Adventures In Hi-Fi, in qualche modo, fornisce una primordiale visione della globalizzazione del terzo millennio attraverso gli occhi e l’esperienza di una band dal cammino lunghissimo, che non voleva affatto adagiarsi sulla comodità degli anni ’90.

2 comments on “R.E.M. – New Adventures In Hi-Fi

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