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Real Estate – Atlas

real_estate_atlasOgni tanto fa bene ammettere di essersi sbagliati, e sui Real Estate ci eravamo sbagliati: Days ci era sembrato una palla, poi è cresciuto tanto.

Tanto che ad un certo punto morivamo dalla voglia di ascoltare cosa avessero in serbo per il terzo disco.

E quanto è arrivata Talking Backwards è stata una esplosione delicatissima, di quelle che conquistano l’orecchio – e poi il cuore – con gentilezza, per non andarsene più.

Tutto Atlas è così: è una deflagrazione di chitarre che sembrano carillon, in cui la verità pare nascondersi tra le pieghe di un autismo soffice e quasi ipnotico.

Uno potrebbe prevedere ogni cambio di ritmo di questo disco, ogni passaggio dal maggiore al minore, ogni sospiro: ma i Real Estate, una band mai sopra le righe, nemmeno dei decibel, fanno sbocciare impreviste sorprese dietro questo apparente flusso di coscienza così trasognato.

E così, mentre il riff di Primitive evoca (o invoca?) bagnasciuga lontani e fischiettanti, mentre Past Lives pare l’ennesima perfezione zuccherina, mentre The Bend lancia bagliori cromatici e Talking Backwards è il perfetto singolo pop deprimente… appunto, nel mezzo di tutto questo, un orecchio ormai abituato alle declinazioni dei Real Estate fa un passo in più.

È così che si resta invischiati in un universo di spaesamenti, rimpianti, tristezze, emozioni mute ed esplosioni che farebbero vacillare persino un cuore ben abituato.

Una trappola: i Real Estate parlano di qualcosa che per quieto vivere è meglio lasciare stare, lo fanno in modo subdolo e una (loro) melodia ci salverà.

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