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Red Hot Chili Peppers – By The Way

Sarebbe stato molto facile doppiare il successo di Californication con un album di perfetto mestiere, confezionato per la nuova generazione di fan avida di musica alternativa.

Ma non fu mai un’opzione: Flea spingeva per un ritorno al torrido suono funk degli anni ’80, Frusciante aveva in animo brani più melodici, arrangiamenti complessi – influenzati dai suoi recenti ascolti di Beatles e Beach Boys – e stava esplorando i suoni delle chitarre di Magazine, P.I.L, Smiths, Radiohead, Siouxsie & The Banshees, XTC; prevalse nettamente la sua visione, incoraggiata da Kiedis e da Rick Rubin, ancora una volta nel ruolo di produttore.

Alla fine Flea rivelerà di essersi sentito totalmente inutile durante tutto il processo creativo e, per questo, di essere stato ad un passo da lasciare la band («l’unica cosa che mi fermò dal farlo fu che non trovai il coraggio di dirlo ad Anthony»); al contrario, per Frusciante si trattò «di uno dei periodi più belli della mia vita».

Il risultato di questa spaccatura è By The Way, un disco adulto nella migliore accezione del termine: i Red Hot Chili Peppers diretti da Frusciante tagliano la velocità folle, rallentano, si godono il viaggio guardandosi un po’ indietro e soprattutto attorno, escono per la prima volta seriamente dal seminato. È un’esplorazione, la loro particolarissima versione di tutti i mondi dei quali non avevano mai tenuto conto, che si trasforma anche in un notevole successo commerciale.

Lui, il chitarrista tornato (grande) è in piena balia della sua musa.

By The Way seduce con le sue armonie perfette (la voce di Kiedis, di per sé imperfetta, non è mai stata e mai sarà così duttile), con le sue devianze (il quasi ska di On Mercury, la spagnoleggiante Cabron), le sue asprezze smussate (Throw Away Your Television, By The Way Can’t Stop, irresistibile) e piazza ganci melodici da k.o. (I Could Die For You, Dosed, Warm Tape e soprattutto la polifonia di The Zephir Song).

I RHCP non erano mai stati così suadenti, vari e profondi; i molteplici livelli di By The Way – dalle drammatiche liriche di Kiedis alla ricchezza dei suoni continuamente diversi – si fondono a sfidare la pigrizia e creano il loro album più complesso, improbabile e vivido: frutto del lavoro di uomini che, pur con qualche reticenza, abbracciano la loro età con notevole fantasia smettendo almeno per una volta di inseguire i fantasmi della loro gioventù.

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