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Ride – This Is Not A Safe Place

Alcune reunion non producono un bel niente se non tour remunerativi e piacevoli rievocazioni dei tempi andati (Stone Roses); altre continuano un discorso interrotto e magari lo fanno anche con ottimi risultati (Slowdive, Dinosaur Jr.), ma appunto si tratta dello stesso discorso. E poi c’è la reunion dei Ride.

This Is Not A Safe Place sembra mostrare il vero senso ed il valore del loro essersi ritrovati: fare musica, farla insieme, creare qualcosa ora (da adulti) fregandonese di cosa è stato o del fatto che possa esserci un’eredità da conservare. I Ride vivono un presente artistico del tutto nuovo.

In questo album non trovano posto le architetture soniche o gli spunti politici del precedente Weather Diaries o del successivo ep Tomorrow’s Shore. È tutto molto più random, in qualche modo avventuroso, sembra di giocare alla roulette.

Hanno rincorso Basquiat, il suo mettere insieme cose diverse per creare qualcosa di originale e fresco – dicono loro. E se non ci fosse il nome Ride in copertina sarebbe difficile attribuire loro la paternità di This Is Not A Safe Place – aggiungiamo.

Un disco che è come una zattera di fortuna, assemblata da materiale recuperato qua e là nel naufragio e, come tale, non sempre efficace.

Alcuni spunti funzionano più di altri, lì dove Andy Bell e soci si concedono alla semplicità e viaggiano su atmosfere più languide (Future Love, Clouds Of Saint Marie, In This Room). Altri incuriosiscono perché sono momenti bizzarri o inaspettati: è il caso dei beat in stile hip-hop in apertura (R.I.D.E.), di Dial Up che mischia Aftermath con (quasi) spoken word, di Repetition che in poco più di 3′ ha dentro il Bowie berlinese, il synth pop di stampo eighties e i Joy Division. («it’s funny, people hate you to change / they want you just to repeat and stay the same / even though repetition is a form of change»).

Altre volte i Ride girano a vuoto perdendosi in una foga inutile (Kill Switch), nella banalità (Shadows Behind The Sun), o andando a costeggiare dalle parti di Nowhere (Eternal Recurrence, End Game).

Insomma, la cosa più apprezzabile di This Is Not A Safe Place è l’attitudine ed il fatto che i Ride abbiano sfidato loro stessi ed il pubblico verso l’inusuale. Il risultato è interessante, ma non memorabile. Probabilmente è solo questione di tempo.