Accolto alla sua uscita (2007) come una sorta di Rumors in chiave indie rock, Under The Blacklight è, ad oggi, l’ultimo album a nome Rilo Kiley.
A conti fatti, è uno dei più intensi e riusciti sforzi poprock del passato decennio: incredibile quanto queste canzoni siano divertenti ed orecchiabili.
Ma quella è solo la buccia. Under The Blacklight è nato a Los Angeles e trasuda lussuria, perversione: Jenny Lewis dichiarò che il disco nasceva direttamente dalle sue più recenti e soddisfacenti esperienze tra le lenzuola.
Ma non c’è erotismo, o romanticismo: ogni brano può essere ricondotto a qualcosa di più sordido, qualcosa che ha a che fare tanto con i bassifondi tossici di L.A. quanto con il suo scintillante mondo del porno.
Per dire, nel il video di The Moneymaker i Rilo Kiley scelgono di suonare patinati in mezzo ad attori hard; 15 è una storia di stupro e violenza in chiave R&B, Breakin’ Up è un gioiosissimo finalmente ti sei tolto di mezzo (con tanto di “uuh – uhhh, it’s good to be free!“), e il personaggio chiave di Smoke Detector è una discinta ragazza mangiauomini.
Sarebbe sbrigativo liquidare Under The Blacklight come un bel disco trascinante e un po’ perverso: la produzione diretta è pura gioia per le orecchie, negli arrangiamenti non c’è una nota in più o in meno.
La voce da lolita di Jenny Lewis fa il resto, ricordandoci il fascino caotico di Los Angeles e l’irresistibile attrazione di ciascuno di noi per le proprie debolezze.
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