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Savages – Adore Life

adore_life_savagesChe sia l’amore a muovere il mondo è una visione molto ottimistica e sicuramente hippie, ma ciò non toglie che – spogliato di ogni altra possibile definizione – l’amore è una forza, poderosa; che non trovi una spiegazione nelle leggi della fisica ma (forse) in quelle della chimica poco importa.

E’ questo il concetto che anima Adore Life.

Al loro secondo album, le Savages parlano di amore con un’intensità politica.

«Love is a flower, you gotta let it grow», diceva John Lennon – uno perennemente in bilico tra il pacifismo e la distruzione; bene: The Answer, il brano che apre Adore Life, è una risposta violenta a quella definizione di amore.

Rispetto al precedente (il debutto Silence Yourself) le Savages non perdono un briciolo di veemenza, ma qui declinano il loro fare selvaggio in post-punk da manuale (Evil), echeggiano certe elegie di Patti Smith (Adore), arricchiscono il suono con sfumature noise (l’apertura ingolfata di Surrender), martellanti, potenti, a tratti isteriche (T.I.W.Y.G.).

Questo disco non è solo una perfetta esplosione corrosiva, ma affascina il suo costante utilizzo del suono e della parola per legittimare un’io che si muove fluido nelle dinamiche relazionali («when I take a man/ or a woman/ they’re both the same/ they’re both human») – egoista, potente, febbrile, a tratti algido, ma anche sul punto di cadere a pezzi («sleep with me, and we’d still be friends / or I know I’ll go insane»).

Il basso come corpi che si sbattono forte tra lenzuola logore e sudate, la voce che graffia come unghie sulla pelle, la chitarra che collassa e comanda.
Adore Life dice che il sentimento, il sesso – la loro audacia ed il loro libero arbitrio – non più solo il pensiero, sono manifestazioni indomite dell’esistenza stessa, come lividi a testimoniare una lotta incessante ad audace.

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