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SBTRKT – SBTRKT

sbtrkt-300x300.. e come si fa a dire qualcosa di un disco del genere?

L’album (eponimo) uno che ha avuto l’alzata d’ingegno di togliersi tutte le vocali dal nome (infatti SBTRKT si legge subtract).

Uno che ha iniziato a lavorare come dj al Plastic People. Uno che va in giro così, con su la maschera tribale e s’atteggia da stregone?

Un disco che, attesissimo, lo metti su e fa click, click, tin, tin, sgneeeeeek, gneowwww, dum/dum/dum per tre minuti.

Che poi d’improvviso s’avvia con ritmo&soul su una base degna di papà Four Tet ed un titolo che rimanda alle più becere serate discotecare (Hold On). E invece è una canzone vera, beat dritto e soffuso, voce rotta ma niente a che vedere con quella noia di James Blake.

Un disco d’esordio che esce per la Young Turks e va avanti così, ritmi spezzatino, innesti vocali più o meno posseduti e/o sussurrati, accelerazioni, sbattimenti, frenesia oscura e mistica.

Che è fatto di notte.

Che piglia 2step, house, grime, dubstep e pop e li getta nel fuoco dello sciamano e  ha pure il pezzone chicago-house meticcio (Pharoahs).

Insomma, che vuoi dire di SBTRKT? Che sticazzi, è bellissimo.

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