Dischi

Sebadoh – Bubble & Scrape

bubble-and-scrape-reissue-300x300Quanti dischi sono nati dalla deteriorazione? Di un amore, dei rapporti umani in generale, magari di se stessi.

Bubble & Scrape è uno di questi.

Con il grande ed involontario pregio che, a voler chiudere gli occhi e cercare almeno un paio di radici sparse di quel lo-fi che ci gira nelle orecchie tutti i giorni, impossibile non includere i Sebadoh insieme ai sacri Pavement (e altri, tra cui gli Swell Maps).

Lou Barlow, frustrato dal fatto che J Mascis dominasse interamente i Dinosaur Jr., aveva man mano accumulato registrazioni domestiche fino ad inventarsi una propria band con Eric Gaffney. Insieme, sotto il nome di Sebadoh, avevano creato un proprio modo di fare le cose: arruffone, caotico, approssimativo, disturbante. Quasi a voler sotterrare con una miriadi di imperfezioni tecniche e pessime registrazioni la bellezza delle canzoni.

Nacquerò così The Freed Man (1989), Weed Forestin’ (1990), Sebadoh III (1991) ed infine questo Bubble & Scrape, nel 1993 (oltre una miriade di altre cassete e compilation varie). La storia dei Sebadoh si compie qui, perché da Bakesale in poi (1994), con l’abbandono di Gaffney, il percorso sarà ben diverso e Lou Barlow rimetterà insieme la line up classica della band (con Jason Loewenstein dietro le pelli) solo nel 2008.

Dal racconto degli stessi protagonisti, la situazione precedente all’uscita di questo album era abbastanza caotica. Gaffney, disoccupato, viveva in una tenda. Barlow si era trasferito devastato a casa dei suoi genitori dopo la rottura con la sua Kath, Loewenstein viveva in uno squat. Si incontravano, e diverse bottiglie di Jagermeister dopo scrivevano e registravano in una vecchia macelleria adibita a studio, con una povertà tecnica che lasciava sbigottiti i pochi tecnici in giro.

Riedito nel 2008 dalla Domino con contorno di scarti, demo, lati b, Bubble & Scrape alle orecchie di Lou Barlow risulta quasi inascoltabile: «non riesco ad ascoltare le mie canzoni, sento solo la mia scarsa presenza vocale e le chiarre che suonano povere, orribili.. le canzoni di Eric e Jason mi sembrano invecchiate meglio.. in generale abbiamo prodotto da soli il disco (con l’aiuto di Bob Weston) e abbiamo usato lo studio esattamente come usavamo il registratore quattro piste. […] Bubble & Scrape mi sembra la presa per i culo di un disco molto migliore che non abbiamo mai fatto..».

Un commento ingeneroso, perché questo disco mantiene intatto il suo fascino grezzo e sbilenco, le sue aperture pop inaspettate in mezzo al caos (Soul And Fire, immensa su tutte) e l’attitudine fai-da-te che ha fatto scuola.

E, cosa importantissima, è una vitale traduzione di certe umane frustrazioni.

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