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Slowdive – Slowdive

Con questo eponimo album gli Slowdive danno un senso più profondo alla loro reunion, arrivata nel 2014 quando (ormai da un po’) una nuova generazione di band stava cavalcando l’onda lunga di un suono – lo shoegaze – durato poco più di un istante ad inizio anni ’90.

Il discorso sarebbe diverso se Neil Halstead e i suoi si fossero limitati ad una serie di concerti di puro revival e se, comunque, Slowdive non fosse  un disco convincente.

Invece tale è, pur partendo dal presupposto che non avrebbe mai potuto scrollarsi di dosso un passato così ingombrante; naturale e inevitabile, quindi, misurare l’oggi su quello che è stato ieri.

La più grande differenza tra ora e allora pare risiedere nella produzione, più brillante e meno affogata: il risultato è che gli Slowdive del 2017 si presentano un’intelaiatura di echi, riverberi e delay più scintillante che mai ed il risultato è un piacere intenso, costante e denso di fragilità.

In rari casi alzano nuvole tanto fitte da evocare l’immortale Just For A Day; piuttosto, guardano all’accessibilità che impregnava il secondo capitolo della loro avventura (Souvlaki): volutamente o meno, Slomo, Star RovinSugar For The Pill sembrano le nuove Alison, Machine Gun e When The Sun Hits. La lunga chiusura di Slowdive evoca, invece, le atmosfere di PygmalionGo Get It e Falling Ashes – alle quali si arriva attraverso la nenia ritmata di No Longer Making Time, che s’impenna per poi scendere all’improvviso – dimostrano oggi che il mood astratto di quell’album era tutt’altro che incoerente con la strada che gli Slowdive avevano percorso sino a quel momento.

Slowdive convince – molto – nei termini in cui tiene testa al suo passato, non lo rivoluziona, ma ci viene a fruttuosi patti; resta solo la sensazione che si tratti del disco che gli Slowdive si sono trovati a (dover) fare, mitigando tra diverse anime, scegliendo di imboccare la via più sicura e non quella al cui cospetto parevano arrivati con Pygmalion. O forse quella via era solo di un’illusione.

Fatto sta che tra tante reunion a sproposito ed altrettanti album pubblicati solo perché perché no, questo riesce innanzitutto nell’impresa di non scalfire neppure un po’ il mito; nel suo riaffermare il passato, Slowdive ne sembra la migliore sintesi: lo porta a spasso, con più vigore che nostalgia.