La storia siamo noi.
Quasi nessuno si senta escluso.
Senza negare l’evidenza: Spartiti rappresenta la nuova veste narrativa di Max Collini, chiusa l’esperienza Offlaga Disco Pax (con molta tristezza e senza possibilità di ritorno), accompagnato da Jukka Reverberi (Giardini Di Mirò).
Austerità ne è la prima materializzazione, messa insieme nell’inverno del 2015 e arrivata così: artwork simil-Rothko, cd o vinile con curatissimo libretto.
Ancora una volta (con atteso sollievo) la narrazione è filtrata attraverso le lenti marxiste del suo autore, ma spesso intenzionalmente introversa; per dirla con le coordinate di allora: più De Fonseca, Parlo Da Solo, Venti Minuti che Dove Ho Messo La Golf?, Ventrale, Onomastica.
Parole che paiono concentrate e precise nel delineare un io tutt’altro che sfuggente.
Se può scorgersi un’ulteriore evoluzione nello stile di Collini, sta nell’utilizzo di un tono a tratti più colloquiale (i dialoghi di Vera) e nell’interpretazione di testi altrui a comporre una sorta di (auto)biografia-puzzle alla quale accade anche di risolversi in un ascolto ai limiti del sopportabile per tensione emotiva (Ti Aspetto – tratto da Stanza 411 di Simona Vinci -, Bagliore, Austerità, Qualcosa Sulla Vita dei Massimo Volume, non presente su disco ma spesso eseguita dal vivo).
Musicalmente l’unico tratto in comune con gli OfflagaDiscoPax è che anche stavolta una versione esclusivamente strumentale di questo materiale sarebbe un regalo gigantesco per ogni audiofilo, ma Spartiti si reggono (solo) sulle trame di Jukka Reverberi, minimali o risolutive che siano.
Va detto: si percepisce la mancanza della propulsione (anche) enfatica che garantiva il duo Carretti-Fontanelli, ma è un vuoto che contribuisce a rendere Austerità un drammatico esercizio di abitudine all’assenza.
Di questo si tratta.
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