Il fascino dilaniante di Songs In A&E è ben sintetizzato da Death Take Your Fiddle, 3’14” in cui la voce di Jason Pierce è accompagnata da quello che sembra il suono di un respiro imprigionato in una maschera d’ossigeno: «berrò fino al coma / e prenderò ogni via d’uscita che riuscirò a trovare / ma morfina, codeina, whiskey non cambieranno / il modo in cui mi sento ora che la morte non mi circonda più».
È facile leggere in tutto questo il richiamo diretto alla polmonite che nel 2005 ha rischiato di portare via J. Spaceman, costringendolo ad una lunghissima degenza e – si racconta – tecnicamente uccidendolo due volte.
E quindi Pierce è stato di là, ed è come fosse tornato a raccontarlo: A&E non sono solo i sue due accordi preferiti, ma accident and emergency, ovvero il pronto soccorso.
Sarebbe bello trovare della voglia di prendersi in giro, in tutto questo, ma Songs In A&E suona candido e serio come un corridoio di ospedale. E nelle stanze che si affacciano su questo corridoio si alternano drammi (Borrowed Your Gun), rinascite (Soul On Fire), speranze (Sweet Talk) e ossessioni violente (You Lie You Cheat). Anche l’amore si aggira in camice (Dont’ Hold Me Close) e non pare poterci fare molto, mentre nelle vene corrono i soliti intrugli tossici.
Questo sesto disco degli Spiritualized non è solo la rinascita, lenta, crepuscolare, a tratti gioiosa, di Pierce: restituisce finalmente band nel pieno del suo vigore dopo qualche album un po’ fiacco (Let It Come Down e Amazing Grace). Le coordinate musicali rimangono inalterate ma percorse da nuova linfa vitale: l’idea di alternare i brani con bozzetti strumentali microscopici (Harmony) serve a gettare luce sul percorso, a riaccendere scintille forse perdute.
Songs In A&E si chiude con Goodnight Goodnight: non saranno sonni tranquillissimi – non lo sono mai stati, quelli degli Spiritualized – ma sono comunque migliori, lontani dalle stanze del pronto soccorso.
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