Dischi

Spoon – Hot Thoughts

Nella lunga discografia degli Spoon non esiste un album trascurabile: ognuno è un mondo a sé e molti si contendono un posto sul personalissimo podio di una band ingiustamente mai troppo celebrata alle nostre latitudini.

Non fa eccezione il nuovo Hot Thoughts, di nuovo prodotto da Dave Fridmann, che pare concepito alla vecchia maniera: un lato a ed un lato b con tracklist scrupolosamente divisa tra i due (per la gioia dei millennials ritrovatisi a collezionare vinili, una soddisfazione alla quale gli streamers – esiste questo termine? – sono del tutto avulsi).

Non è solo questo: a rimarcare la divisione entrambi i lati si chiudono con le due composizioni più astratte mai uscite dalla mente della band di Britt Daniel: Pink Up è un battito notturno e soffuso, guidato dal vibrafono, in cui la voce entra ed esce ad evocare una sorta di isolazionismo minaccioso; su Us – che chiude il disco – nemmeno c’è, lasciando il posto ad una sorta di peana che svisa tra i free jazz e l’ambient, una funerale alieno e trascendentale.

Due segmenti sonori molto significativi perché antitetici rispetto al resto di Hot Thoughts, che è tutto uno sbocciare di ritmi, assai vari e pompati all’utilizzo di una strumentazione sintetica su larga scala.

Una conferma di quello che si poteva pensare ascoltando Hot Thoughts, che alcune settimane fa aveva anticipato la pubblicazione di questo album: il flirt-funk della title track e del primo singolo Can I Sit Next To You, accostati ai romantici 4/4 di First Caress e alla ballata quasi nu-soul di Ain’t The One indicano una svolta (simil) dance-rock; in realtà si tratta dell’ennesimo modo di rielaborare soluzioni ritmiche, mai scontate (prendete Before Destruction e The Mistery Zone da Transference, o  Rhythm & Soul da Ga Ga Ga Ga Ga; ancora: I Turn My Camera OnThe Beast And Dragon, Adored da Gimme Fiction e così via), e c’è molto altro: tipo WhisperI’lllistentohearit, che parte arrotolata sui sintetizzatori e diventa una notevole manna chitarristica, o Tear It Down – forse il momento in cui gli Spoon si avvicinano di più a quello che sono stati altre volte (è anche uno di quei brani sottilmente politici sempre presenti nei loro lavori).

Il tutto in nome di un preciso slancio estetico: dietro ciascuna delle canzoni di Hot Thoughts si nasconde un baratro emotivo coloratissimo, sul cui orlo gli Spoon danzano con estrema consapevolezza.