Incluso da Paul Weller nella sua personalissima lista di uscite preferite del 2016, incensato (tra gli altri) dal Guardian e da Mojo, (infine, nelle ultime settimane) oggetto di ulteriore attenzione perché propio il Modfather ed il suo compagnuccio Noel Gallagher hanno remixato di No Peace, il quarto album dei Syd Arthur da Canterbury (posto di per sé musicalmente evocativo) è effettivamente uno strano incanto perso al crocevia tra psichedelia, progressive e krautrock.
Anche se registrato interamente in analogico, il suono avvolgente di Apricity riesce ad evitare spicci revival; allo stesso modo, la sua tendenza a schiudersi in fughe e atmosfere trascendenti non sfocia mai nell’onanismo.
Le trame tessute qui dai Syd Arthur sono ricche, vitali, e la loro abbondanza sonica lascia affiorare più di una melodia notevole: il psych–pop di No Peace, Sun Rays, Apricity, Rebel Lands e Coal Mine rivela il piacere di giocare con quarant’anni di esplorazioni lisergiche senza mai prendere nulla troppo seriamente; là dove potrebbe sembrerebbe troppo ambizioso – come nella strumentale Portal – questo album incanta con leggerezza.
Il segreto di Apricity sta tutto qui: nella differenza che passa tra il trarre ispirazione ed il riciclare, tra una l’elaborare un linguaggio e limitarsi a conoscere i paradigmi.
Incluso da Paul Weller nella sua personalissima lista di uscite preferite del 2016, incensato (tra gli altri) dal Guardian e da Mojo, (infine, nelle ultime settimane) oggetto di ulteriore attenzione perché propio il Modfather ed il suo compagnuccio Noel Gallagher hanno remixato di No Peace, il quarto album dei Syd Arthur da Canterbury (posto di per sé musicalmente evocativo) è effettivamente uno strano incanto perso al crocevia tra psichedelia, progressive e krautrock.
Anche se registrato interamente in analogico, il suono avvolgente di Apricity riesce ad evitare spicci revival; allo stesso modo, la sua tendenza a schiudersi in fughe e atmosfere trascendenti non sfocia mai nell’onanismo.
Le trame tessute qui dai Syd Arthur sono ricche, vitali, e la loro abbondanza sonica lascia affiorare più di una melodia notevole: il psych–pop di No Peace, Sun Rays, Apricity, Rebel Lands e Coal Mine rivela il piacere di giocare con quarant’anni di esplorazioni lisergiche senza mai prendere nulla troppo seriamente; là dove potrebbe sembrerebbe troppo ambizioso – come nella strumentale Portal – questo album incanta con leggerezza.
Il segreto di Apricity sta tutto qui: nella differenza che passa tra il trarre ispirazione ed il riciclare, tra una l’elaborare un linguaggio e limitarsi a conoscere i paradigmi.