Appunti

Tafuzzy Records: alle origini della riviera free music society (pt.2: vieni a vedere come si scorazza!)

Inserire Floppino – Grotta Esci (Tafuzzy Records, 2009)

Paolo: Ricordo al Tafuzzy Day 2007, questa cosa quasi surreale (per chi non c’è abituato), che dal Castello degli Agolanti, a notte fondissima e finito il live dei Cosmetic si sentivano le colline che rimbombavano del tunz tunz delle discoteche. E mi erano venuti in mente i Fitness Pump e il loro grande disco Riviera. Il che mi fa pensare: uno può provarci, anche a livello do it yourself ma se poi non sa mettere due note in fila! Trovo invece che tra gli artisti che hanno legato il loro nome alla Tafuzzy ci sia molta qualità. Vi capita mai di pensare a dove si potrebbe arrivare, a parità di occasioni e visibilità, rispetto ad altri che sono in classifica? E poi quegli artwork così evocativi, mi vengono in mente in particolare quelli di Thomas Ray. Ma tu cosa ne dici? Perché i Cosmetic hanno chiamato il nuovo disco Non siamo di Qui?

Davide Brace: Non siamo di qui era il titolo di un brano che doveva aprire l’ultimo lavoro dei Cosmetic uscito per LaTempesta. Per motivi di mood generale si è poi deciso di escluderlo dalla scaletta. Ne resta il titolo. Se me lo permetti citerei l’abbastanza breve testo perchè lo trovo più esplicativo dei tanti discorsi che potrei farci attorno:

Scusi ma non saprei come aiutarla. Mi trovo qui per caso da diversi anni e anche se parlo la sua stessa lingua a malapena riesco ad immedesimarmi. Hanno già provato a svilirci nei branchi con tecniche che funzionano per tutti gli altri e sembrano accettare tutti questa moneta ma gliel’ho detto, noi non siamo di qui.

E’ una dichiarazione di alterità perfetta. La estenderei a tutto il Tafuzzy pensiero. D’altra parte sia l’aneddoto riguardante il Tafuzzy Day che hai raccontato che i contenuti del bellissimo Riviera dei Fitness Pump rientrano perfettamente in tutto questo: ci siamo trovati qui e ci siamo ancora, tuttavia non riusciamo a sentirci del posto. Possiamo solo osservare, cercare di capire, collaborare con gli autoctoni nel tentativo di trovare legami, nessi, soluzioni e modalità altre.

Thomas Ray che citi, infine, è uno dei più talentuosi illustratori che abbia incontrato negli ultimi anni. I suoi lavori sono una bolgia fosforescente di violenza giocattolo, riaffiorare dell’inconsio e catarsi. L’abbiamo conosciuto attraverso la meritevole opera di talent scouting perenne di Giacomo Spazio Mojetta e della sua Limited No Art Gallery a Milano e finchè ce l’ha permesso abbiamo cercato di contribuire alla sua visibilità per quanto potevamo con mostre e lavori. Per noi si è occupato delle copertine di Cosmetic e Fitness Pump.

P: Ecco, dici di “alterità“.. ma la Tafuzzy mi sembra “altra” rispetto a molte cose.. altra rispetto al panorama e ai luoghi comuni sulla riviera, altra rispetto al panorama indie italiano (mi pare che abbia una idea di cosa fare/non fare definite – e se non ce l’ha la trasmette, e che le band sotto il suo ombrello abbiano molto in comune pure proponendo sound molto diversi), oltre che altra ovviamente rispetto al mainstream. Esiste una sorta di “manifesto” dell’etichetta.. o messaggio che vuole trasmettere? Perchè a me pare che sia riconducibile al modo di porsi una certa allegria scanzonata e solo apparentemente arruffona..

DB: Sul sito Tafuzzy abbiamo provato a buttare giù una sorta di manifesto (e i manifesti sono sempre e solo da buttare giù), recita:

C’è chi parlò di Fenice Della Musica Italiana, chi di Riviera Free Music Society. Non credetegli. Tafuzzy Records è un’etichetta discografica indipendente romagnola. Cantiamo e scriviamo in italiano. Suoniamo Pop con approccio Lo-Fi , testardaggine Punk, visionarietà Folk e spacconeria Hip Hop. Amiamo acume, ironia e capacità evocativa. Apprezziamo simpatia e leggerezza perchè ci piace stare bene. Tuttavia siamo molto seri. L’ultimo week-end di agosto organizziamo un festival a Riccione: il Tafuzzy Day. Vieni a vedere come si scorrazza!

Niente di più ma neanche niente di meno. Non si decide di essere “altri”. Ci si trova ad esserlo inizialmente con imbarazzo e disagio. Poi si incontrano altri “altri”, ci si unisce, il cuore si rallegra e comincia la festa.

P: Dalla tua posizione di “osservatore privilegiato”, cosa pensi che l’Italia paghi rispetto alle altre nazioni? Come dicevi, per la maggior parte della gente la musica, suonare, comporre, è un gioco, un passatempo, non un lavoro serio.. o comunque, chi lo fa non ci vive. Poi io ci vedo anche altro, che qui soffriamo molto di una frattura tra cultura “alta”/classica e “bassa”/popolare, non altrettanto meritevole di protezione, spazi, fondi. Un pessimo retaggio culturale che paghiamo in termini anche politici e istituzionali. Tanti magari sono scoraggiati e pensano che sbattersi poi, alla fine, sia del tutto inutile.

DB: Spero ci sia dell’ironia nel definirmi “osservatore privilegiato”. Non mi piace affatto pensarla in termini di noi poveri italiani sfigati impotenti con gli altri al di fuori del confine che possono invece fare chissachè. Tutto sommato c’è anche chi sta peggio. Non ho neanche mai trovato troppo fruttuoso il pensiero che vuole a tutti i costi delegare la responsabilità della cultura popolare alle istituzioni. Sono le singole persone, ovunque si trovino e in qualsiasi condizione che possono organizzarsi ed ingegnarsi per creare quello che manca: uno spazio, un festival, un canale, una rete, un’idea, una visione. Non ho mai pensato che il fare debba essere sovvenzionato, appoggiato, promosso da qualcuno in alto a cui tutto questo non interessa e forse non potrà interessare mai. L’ebollizione parte dal basso, dai singoli che dialogano, cambiano le proprie idee, si aggregano e fanno. Perturbare, seminare e attendere i frutti. Se ci saranno. Non ci si sbatte per cambiare qualcosa in particolare, nè per ottenere consensi di una parte contro un’altra. Ci si comincia a prendere responsabilità e rischi, si comincia ad agire e pensare nuove modalità e soluzioni solo quando si intravede (e se si intravede) che questo è uno dei pochi modi adeguati e gratificanti di stare al mondo.

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