Appunti

Tafuzzy Records: alle origini della riviera free music society (pt.1)

Bart dei Cosmetic (a sinistra) e Mr. Brace al MiAmi 2009

Diciamo che è successo così: non mi interessavo per nulla di musica italiana prima di lavorare alla radio, o quasi.
La Tafuzzy Records è stata la prima realtà indie con cui io sia venuto a contatto. E ci ho visto subito una sorta di comunione di intenti, di follia condivisa con noi che avevamo messo su incoscientemente (o quasi) una web radio.
Perciò ecco, per me la Tafuzzy è un po’ la musica Italiana.

Paolo: Come tutte le cose belle che scopri a fatica, poi rimane impressa negli anni e nell’immaginario. Queste cose che arrivavano in redazione, i cd-r, le compilation dei Tafuzzy Day in quel formato strano, mi sono sempre sembrate il lavoro di… creativi, persone amanti della musica che gettano il cuore oltre l’ostacolo, in un momento in cui il digitale, l’mp3, iniziavano a togliere il significato a supporti tanto fisici. Sotto un’altro punto di vista, il lavoro di chi metteva in opera il “think global, act local”. Con la scelta delle vostre immagini, dei vostri formati, delle foto, chi si trova tra le mani una delle vostre produzioni non può fare a meno di rimanere affascinato da una sorta di affascinante mondo normalmente invisibile agli occhi.

Davide Brace: L’immaginario e il modus operandi Tafuzzy nascono, ormai otto anni fa,  principalmente per due ragioni: la prima è una innata predisposizione al gioco e alla sperimentazione (non solo e forse non tanto sul piano strettamente musicale) di ciascuno dei singoli artisti, collaboratori, compagni di chiacchiere e bevute.

La seconda è completamente frutto del caso e delle coincidenze: nel 2003 a Riccione e a Sogliano Al Rubicone c’erano fricchettoni e teste calde in eccesso che già da qualche anno si scambiavano nelle formazioni di varie band. E’ stato perciò più che naturale convogliare forze ed energie per dare vita a quel gioco di ruolo che fu inizialmente Tafuzzy. Del resto chi si sarebbe potuto prendere sul serio al nostro posto? Mi spiego: Riccione Cocoricò Tunz Tunz e Sogliano “Formaggio Di Fossa” Al Rubicone. Si era ancora agli esordi della distribuzione digitale e non c’erano social network. Avevamo appena scoperto i masterizzatori dopo decine d’anni di registrazioni su cassette. Le dita sempre a girare quella rotella della radio alla continua ricerca di quei pezzi che erano veri e propri oggetti del desiderio e che talvolta qualcuno aveva la bontà di passare. I dischi non si trovavano così facilmente e se si trovavano costavano troppo per le nostre finanze di studenti. Come potevamo pensare di fare qualcosa di serio?

E perciò tanto valeva giocare a fare, fingere di essere, inventare, esagerare. Se volevamo fare una copertina in un modo o nell’altro potevamo farlo, tanto era tutto fatto a mano, a tiratura risibile e volto ad un target che era niente poco di più che i nostri amici. Non saremmo mai stati come gli artisti per cui avevamo perso la testa nè potevamo ripetere le esperienze dell’etichette indipendenti di cui ci riempivamo bocca e t-shirt ma nessuno poteva impedire che quel poco che facevamo fosse almeno bello, esplosivo, impertinente.

Poi qualcuno ha cominciato a crederci. Ne si è scritto lì, ne si è detto là. Persone che reputavamo affidabili ci davano credito e ascolto. Non ce la siamo sentita di svelare lo scherzo. Abbiamo preferito cominciare a crederci anche noi. E così ci siamo messi a lavorare seriamente cercando di mantener fede allo spirito iniziale. Del resto fare disegni, produrre dischi e organizzare festival sono ancora attività che molti dei miei amici e penso anche buona parte della popolazione italiana ritenga poco più di un gioco. E allora avanti così. Si gioca sempre per vincere.

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