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Tame Impala – Currents

Tame_Impala_CurrentsCurrents apre le danze (è il caso di dirlo) con Let It Happen: quasi otto minuti di ritmi sintetici ed ipnotici che sono – in fondo – null’altro che un’esortazione a lasciarsi andare, a seguire l’istinto e a non contrastarlo.

Ed è esattamente questo credo che pare aver guidato Kevin Parker/Tame Impala fuori dai plausi raccolti con Lonerism.

E così ci troviamo di fronte ad un’opera che vive un’estetica precisa (leggi: voluta e costante), densa nel suo rimestare in stilemi synth-funk fino a fluttuare senza peso.

Un’atmosfera che fa di Currents un ascolto affascinante, capace di elevarsi in melodie fantastiche – Yes I’m Changing, Eventually, la già citata Let It Happen (che gioca ad incepparsi) e su tutte ‘Cause I’m A Man e The Less I Know The Better, irresistibile  –  e, in questo, pulsare e provocare come un infinito flirt. Insomma è come non arrivare mai al dunque, persi in infinite carezze senza mai esplodere sul serio.

E quindi Kevin Parker è un gran bastardo, che gioca a sedurre e infila in questo disco tutte le sue debolezze ricoprendole di miele, dando loro una patina affascinante e – nei momenti migliori – luccicante come una mirrorball.

Non inganni lo stile scelto per questo Currents, il fantasma di John Lennon è sempre lì; solo stavolta non vive nell’eco della voce ma nell’attitudine, in quella particolare mascolinità che non teme (anzi accetta) la fragilità e la riversa fuori.
Il risultato di questa terapia dell’urlo primordiale non è rude o angosciante; piuttosto, oggi, zuccherina e quasi ballabile (stretti stretti, persi a fantasticare su qualcosa che non si realzzerà).

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