Dischi

Teenage Fanclub – Here

Non che oggi i Teenage Fanclub abbiano chissà cosa da poter aggiungere al loro cammino o al nostro, ma occorre dire una cosa anche a costo di sembrare un po’ partigiani: questo loro decimo album è un ascolto magnifico.

Consapevoli della distanza dagli anni ’90 e  lasciando stare l’immagine scelta per la copertina (roba che pare grattata via da una qualche casa di riposo), Here suona molto più fresco / meno stanco del precedente Shadows (2010); forse non può contare su un brano immediatamente contagioso come Baby Lee, ma la vera forza della band di Norman Blake è di non avere avuto mai nulla di difficile nel proprio DNA  – ma occorre immaginare che rappresentare la più (in)credibile incarnazione dei Beach Boys non sia di per sé una passeggiata.

Resta il fatto che oggi – o qui – arrivano ancora cose It’s A SignI’m In Love, Thin Air, (soprattutto) The Darkest Part Of The Night, ma anche spunti più estatici come I Was Beautiful When I Was AliveSteady State – molto in odore di psichedelia sixties, tra i Byrds di Fifth Dimension e i Love –  e Connected To Life, che in chiusura si avventura in territori pinkfloydiani.

Certo le chitarre dei Teenage Fanclub hanno smesso da tempo di graffiare, non sono più fuoco ma una piacevolissima brezza primaverile, una sorta di segnale del ciclico tornare delle stagioni.

In quest’ottica Here è certamente più un conforto che una scoperta: come tale è una vitale rassicurazione. E scusate se è poco.