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The Black Keys – El Camino

The-Black-Keys-El-Camino-300x300È un po’ strano essere qui a parlare di un nuovo disco dei Black Keys: lo scorso gennaio abbiamo iniziato l’avventura di questo blog proprio raccontando di Brothers, che secondo noi era il miglior album possibile pubblicato nel 2010.

E quindi, nemmeno il tempo di festeggiare il nostro compleanno, e siamo a parlare di El Camino, successore di quel magnifico disco, annunciato nel mese scorso tramite una stralunata campagna pubblicitaria e prodotto in collaborazione con Danger Mouse.

Aspettative altissime, e rispettate con la sicurezza dei grandi, come se da Brothers in poi Patrick e Dan siano davvero a loro agio nel nuovo ruolo di alfieri del blues rock al di fuori della stretta cerchia indie.

Pare di rinvenire nei Black Keys e nella loro storia una cosa antica e ormai estinta: la gavetta. Da un punto di vista materiale è quello strano, faticosissimo percorso che portava le band dal garage di una cittadina provinciale alla fama (nelle ipotesi più rosee). Artisticamente, permetteva di crescere, perfezionare, allisciare la tecnica, imparare il modo più efficace per tradurre in note le aspirazioni. Non nascondiamoci, probabilmente gran parte del successo del duo sta nel fattore tempo, in base al vecchio e sempre valido principio che per fare le cose davvero buone ci vogliono pazienza e applicazione.

E dunque, sopravvissuti ad un decennio folle, alla smaterializzazione del mercato discografico, alla perdita di molto del significato della musica stessa, (nati ed estinti i White Stripes), agli scazzi interni, i Black Keys sono – a conti fatti – artisti tanto maturi da guardarsi intorno e pensare a se stessi come vecchi. Ma anche fosse, è una vecchiaia che fa saltare dalla sedia.

El Camino è più coinciso di Brothers: compatto e meno paludoso, niente digressioni. Ogni tanto escono album così: maledici il progresso, e ringrazi che qualcuno il rock’n’roll l’abbia ancora nel sangue.

È il suono dei Black Keys che mostrano i muscoli e  che, esplorata la black music, ne traggono le naturali conseguenze. Il soul gioca ancora un ruolo importante (Sister, Stop Stop), ma il volume e la melodia prendono il sopravvento, volutamente e ostentatamente. Dal blues al rock’n’roll, ripercorrendo idealmente il viaggio dei padri.

Un esempio: Little Black Submarines che parte acustica e minimale, persa in un incrocio blues/folk, per esplodere poi d’un tratto in un’onda d’urto zeppeliana e di lì verso un finale che straccia qualsiasi pretesa di imparare come si fa da Guitar Hero. A riprova, all’attacco della successiva Money Maker uno si ritrova a fare air guitar pure alla fermata del tram, così, senza pudore. E via, verso gli episodi più pop (Nova Baby, Lonely Boy) senza perdere un minimo di potenza e lucidità.

 Prendete e abbiatene tutti.

1 comment on “The Black Keys – El Camino

  1. Pingback: The Black Keys - Let's Rock – Non Siamo Di Qui

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