Dischi Greatest Hits / Best Of

The Cribs – Payola

cribs_payolaNon proprio una band del cazzo, i Cribs.

Anche perché altrimenti Johnny Marr non ne avrebbe fatto stabilmente parte dal 2008 al 2011. Tre soli anni, quelli dell’ex Smiths con i fratelli Jarman, che però sono coincisi con la loro vera esplosione (Ignore The Ignorant, 2009).

Non una band qualsiasi, altrimenti il leggendario Edwyn Collins non si sarebbe scomodato per produrre il loro secondo disco (The New Fellas, 2005), chiamandoli ad impreziosire poi il suo Losing Sleep cinque anni dopo, Alex Kapranos il terzo (Men’s Needs, Women Needs, Watever, 2007), Steve Albini il quinto (In The Belly Of The Brazen Bull, 2012).

Tutti questi nomi sarebbero solo un curriculum, un pedigree vacuo, se non fosse che la musica dei Cribs, effettivamente, merita questa attenzione e dedizione.

Anche perché Payola è uno di quei best of  che credevamo non esistessero più in quest’era in cui greatest hits faticano a trovare un senso. Invece questo no, questo suona precisamente vecchio stile (un disco con i singoli, un’altro con le b-side e rarità), ed è esattamente quello che serviva, c’è tutto quello che deve esserci anche se i Cribs non sono una di quelle band di cui si possa dire che tirano fuori sempre la grande canzone e forse mai il disco definitivo.

Piuttosto Payola è il sommario (fino a qui) di una band che mai si è presa molto sul serio – pur con la sua dose di nevrosi e (dis)illusioni (You Were Always The One ne è la conferma migliore) – tanto da intitolare questa raccolta con quel termine che in slang indica la pratica di certe (…) etichette di pagare per ottenere passaggi radiofonici.

Questo trio dai ritmi quadrati e dal suono potente è passato negli anni attraverso il suono ad intermittenza della chitarra-morse di Another Number al suono ruvido e post-grunge di Come On, Be A No One e Glitters Like Gold (o dell’inedito Leather Jacket Love Song), passando per la fluidità di singoli come Cheat On Me e We Were Aborted, non a caso parto della felice collaborazione con Johnny Marr e che ancora oggi rappresentano la migliore quadratura del cerchio.

L’attitudine dei fratelli Jarman è sempre stata questo: musicalmente, nascondere la fragilità e l’insicurezza dietro un muro di rumore; umanamente, rivendicare la propria integrità e farsi beffe della cornice cool dentro cui l’indie spesso s’imbuca (Hey Scenerists!); mostrare i muscoli e sputare addosso al maschilismo; gettarsi in vere rivendicazioni politiche (Be Safe, con lo spoken di Lee Ranaldo).

Payola ben dimostra la diversità dei Cribs rispetto a molti loro coevi, soprattutto in termini di excitement e songwriting: potete fermarvi qui, ma recuperare per intero Men’s Needs, Women Needs, Watever e Ignore The Ignorant non sarebbe affatto una perdita di tempo.

1 comment on “The Cribs – Payola

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *