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The Flaming Lips – At War With The Mystics

flaming_lips_war_mysticsE’ come se dopo due album molto ripiegati verso l’interno, introspettivi, i Flaming Lips avessero aperto gli occhi e guardato in faccia il mondo attorno.

At War With The Mystics (2006) è passato alla storia, non a torto, come il disco politico della band di Wayne Coyne.

Musicalmente è un forte ritorno al suono della chitarra, pur se sempre alterata, e persino citazionista: Prince, Beck, il funk e la black music degli anni ’70 sono buttati nel calderone insieme al suono dei sintetizzatori e delle macchine, spesso preso in prestito dai Daft Punk, o retaggio del precedente Yoshimi Battles The Pink Robots, e orchestrazioni quasi da b-movie.

Time after time those fanatical minds try to rule the all world
telling us it’s them who’s in charge of it all 

Ma la chiave di lettura di questo album è la contemporaneità in cui i Lips si calano: forse per la prima volta da quasi dieci anni siamo di fronte ad un disco nient’affatto senza tempo, ma che vibra in un contesto preciso.

Anzitutto, quello della guerra all’Iraq: At War With The Mystics (titolo compreso) è zeppo di riferimenti rabbiosi alle politiche sbagliate (usando un eufemismo) di metà anni zero, e all’imperante fanatismo destrorso dell’amministrazione Bush (Free Radicals, The W.A.N.D., ad esempio).

E ancora, lo spirito povero di una società che ci vorrebbe sempre felici, felici e corrotti, pronti a nascondere sotto il tappeto ogni crepa ed insicurezza (Haven’t Got A Clue, The Sound Of Faliure).

La reazione, canta Coyne, può essere semplicemente fermarsi un attimo a pensare: if you could blow up the world with the flick of a switch, would you do it? (The Yeah Yeah Yeah Song), o rendersi conto di non essere affatto infiniti (off in the future maybe there ain’t no heaven / it’s just you and me and maybe it’s just as well ‘cause if there ain’t no heaven maybe there ain’t no hell?Vein Of Stars), o un briciolo di speranza (la conclusiva, splendida, Goin’ On).

E poi i Flaming Lips buttano lì con una facilità disarmante una riflessione infinita sulla morte travestita da perfetta pop song:

Mr. Ambulance Driver I’m right here beside her
and though I’ll live somehow I’ve found
Mr. Ambulance Driver I’m not a real survivor
‘cause I’m wishing I was the one that
wasn’t gonna be here anymore

At War With The Mystics è un calderone sonoro, psichedelico (non potrebbe essere altrimenti), un disco di reazione, che però – come la filosofia – non dà soluzioni ma pone domande (Mr. Ambulance Driver, tell me: for everyone that dies, someone new is born) spinge alla continua ricerca sullo stretto confine giusto/sbagliato.

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