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The Flaming Lips – King’s Mouth

Pubblicato in edizione limitata per il Record Store Day 2019, King’s Mouth sarà distribuito più convenzionalmente solo a luglio.

Passati un paio di anni da Oczy Mlody – e (almeno stavolta) lasciato alle spalle il fidato Dave Fridmann che li aveva prodotti sin dagli anni ’90 – i Flaming Lips questa volta confezionano non un concept album ma una rock opera, con l’aiuto della voce narrante dell’ex Clash Mick Jones.

King’s Mouth racconta la strana storia di un re gigante che salva i suoi sudditi da una valanga e poi si taglia la testa, donandola al suo popolo perché possa godere per sempre delle meraviglie che contiene. Nel farlo, richiama i due album definitivi di Wayne Coyne & co: The Soft Bullettin – che  ruotava intorno alla morte, al suo valore ed alla condizione di chi, ancora vivo, si trova a fare i conti con l’assenza – e Yoshimi Battles The Pink Robots, per il fatto di esplorare la condizione umana attraverso personaggi e storie fantastiche.

Ma per quanto questo album sia intenso ed in fondo riuscito, è come se i Flaming Lips avessero fatto tabula rasa delle loro esperienze più giocose dell’ultimo decennio, o si fossero improvvisamente dimenticati di come riuscire ad essere estremamente fruibili senza che la loro narrazione (o il loro messaggio) ne esca annacquato. È per questa ragione che King’s Mouth non esce bene dal confronto con quei due suoi illustri predecessori, perché c’è un unico brano davvero orecchiabile (All For The Life Of The City) e nell’economia complessiva di questo lavoro finisce per essere troppo poco: così facendo i Lips si prendono troppo sul serio.