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The Horrors – Skying

The-Horrors-Skying-950x950-300x300Conviene scoprire le carte subito: Skying è un gran disco, uno dei migliori dell’anno.

In generale, perché mette di fronte alla definitiva conferma che gli Horrors sono andati ben oltre l’hype che li accompagnava (ingiustificatamente) al debutto, e si sono dimostrati, con i successivi album, una realtà solida, credibile, artisticamente valida e sufficientemente originale (brutta parola, maturità). Insomma, hanno fatto il percorso inverso rispetto a molti coevi (Bloc Party, Maximo Park, Black Rebel Motorcycle Club…): disco di debutto deboluccio e idee migliori poi (che non vuol dire chiare, posto che sia un pregio aver le idee chiare).

Al di là di queste considerazioni, però, c’è che Skying è un monolite onirico e visionario.

Lo shoegaze di Primary Colours è stato smussato e allisciato fino a renderlo un grosso tripwave colorato nei suoni e oscuro nel mood (niente di nuovo qui). Spuntano melodie e arrangiamenti addirittura pop (e i fiati!), che guardano agli anni ’80 migliori.

È tutta farina del sacco degli Horrors, che si sono arrangiati senza produttore (unica pecca, ogni tanto la voce troppo indietro nel mix) – un suggerimento di Geoff Barrow, dietro la consolle per l’album precedente – , hanno costruito un proprio studio di registrazione  e, tra un progetto parallelo e l’altro, anche un proprio (pare gigante) phaser, il cui suono domina Skying.

Il risultato è un continuo oscillare forsennati e obliqui tra luce e buio: Moving Further Away e Oceans Burning sono fughe lunghe, opulente, pesanti come un brutto trip e agili come il pop che riempie la stanza di melodia; altrove gli Horrors lasciano andare il groove ed è come un piacere proibito (Changing In The Rain, I Can See Through You, Endless Blue).

Faris Badwan è a metà via tra uno sciamano che invoca la natura e conduce attraverso visioni («it’s a joy to see you waiting there writing letters, burning in the air, bringing all wonders to light on a lonely ship we are walking like an ocean which is shining..») e un crooner consumato, perfettamente calato nella(e) part(i).

Un ultima parola merita l’artwork, opera del visionario Neil Krug, che evoca perfettamente la meraviglia di Skying.

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