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The Kinks – The Kinks At The BBC

the_kinks_at_the_bbcThe Kinks At The BBC, pubblicato nel 2012, mette insieme gran parte del materiale registrato dalla band dei fratelli Davies per la British Broadcasting Company tra il 1964 e il 1977.

Conviene chiarire subito: imperdibile il primo dei due dischi, quello che esplora il periodo 1964-1970 pescando soprattutto dalle trasmissioni Saturday Club e Top Gear, molto meno essenziale il secondo, con materiale dal John Peel Show, gli estratti da In Concert (registrato davanti ad un pubblico selezionato all’Hippodrome Theatre di Londra nel luglio del 1974 e trasmesso in radio qualche giorno dopo) e gli highlights del Chrismas Concert tenuto sempre al Rainbow Theatre il 24 dicembre 1977.

Un po’ perché il periodo di grazia dei Kinks finisce – appunto – nel 1970 e in generale si sta molto bene anche senza ascoltare dischi e singoli successivi.

Un po’ perché, anche con tutta la buona volontà, le esibizioni In Concert e Christmas Concert non sono gran cosa, con una Victoria che manca molto del suo mordente, Ray Davies che spesso chiama al singalong e una versione esagerata di Lola. Aggiungete una qualità di registrazione non proprio ottima e il resto.. beh, vedi appena sopra.

Dicevamo, il primo disco: 33 (!) tracce, quindi praticamente tutti i classici del periodo e molte perle che piazzate lì hanno l’indiscusso pregio di ripercorrere le radici del suono dei Kinks.

Alla loro prima session si presentano con You Really Got Me (e tanto basterebbe) e due fiammanti riletture, Cadillac di Bo Diddley e Little Queenie di Chuck Berry; alla seconda con un’anfetaminica I’m A Lover Not A Fighter ripescata dalle paludi della Louisiana (e segnatamente dal repertorio del bluesman Lazy Lester), oltre che con I’ve Got That Feeling e All Day And All Of The Night.

Quest’ultima è forse la prima grande canzone di Ray Davies, pura fiction: la sua vita in quel momento è l’esatto opposto della positività che esprime, soffocato tra i doveri familiari da un lato e quelli discografici dall’altro.

Di lì la scrittura talentuosa di Ray Davies prende il sopravvento e questo The Kinks At The BBC lo testimonia bene.

Mese dopo mese, session dopo session, la qualità del songwriting cresce fino a sbocciare definitivamente con A Well Respected Man, in cui convivono ironia tagliente, critica sociale e rancori working class, slang polemico («fag», per gli inglesi un’innocente sigaretta, ma frocio dall’altra parte dell’Atlantico) e una melodia incredibile; un brano dal quale discende un vero e proprio tòpos: prendete la successiva David Watts, prendete Charmless Man dei Blur e considerate, nel mezzo, Mr. Clean dei Jam («la canzone più minacciosa che abbia mai ascoltato»: così l’ha descritta una volta Pete Townshend) e una miriade di altre.

Questa cronologia è la testimonianza più diretta e meno annacquata della trasformazione di una band che – come molte altre, Fab Four in testa – agli inizi rispecchiava se stessa in un modello pop di rottura dalle precedenti generazioni, salvo creare in pochissimo tempo un proprio stile, distinguendosi dalla massa di alternativi e assumere così un ruolo fondamentale nello scolpire la nuova società britannica e, di lì, la modernità che oggi conosciamo.

I Kinks possono averlo fatto con molto più romanticismo negli occhi e molta disillusione – non hanno mai avuto un periodo psichedelico: metre il resto della scena si dava agli acidi (Dylan compreso), creava personaggi come il Sergente Pepe o partecipava a mega raduni giù a Frisco o, ancora, filtrava il blues attraverso LSD, loro pubblicavano un santino come Something Else By The Kinks e hanno piuttosto rivolto la loro attenzione ai rigidi stilemi sociali del loro tempo. Ma così facendo, sono inconsapevolmente diventati un caso da manuale del famoso think global, act local.

L’altro indiscusso pregio di questa raccolta è quello di gettare nella mischia altre cose che testimoniano che c’è stato molto altro oltre le hit e gli esordi puntellati di cover; prendete una canzone come When I Turn Off The Living Room Light a chi interessa se sei ebrea, se il tuo alito puzza di aglio, se il tuo naso è così rosso? A me sembri bellissima: quando spengo le luci del salotto è tutto ok»), o la fisicità decadente di Where Did My Spring Go? o il minaccioso compiacimento di Mr. Pleasant.

Non male per un gruppo entrato nelle grazie della BBC solo perché in quell’agosto del 1965 i Beatles non erano disponibili per registrare il loro consueto speciale radiofonico festivo. Ogni tanto basta essere nel posto giusto al momento giusto, una sola volta, e il resto è questione di dettagli.

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