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The Pholyponic Spree – Holidaydream: Sounds Of The Holidays Vol. One

pholyponic-spree-holyidaydream-300x300Se siete disgustati e nauseati dalle canzoncine natalizie ed evitate come la peste quei negozi in cui risuonano impudicamente… beh, questo blog è uno dei molti posti dove trovare sollievo.

Però quest’anno un disco di Natale ve lo consigliamo.

Nello stantio e artefatto mondo dello spirito del Natale qualcosa di più interessante dei dischi di canzonette zuccherose di Witheny Houston, Barbara Streisand e Michael Bublé, rimestando a fondo, ogni tanto si trova.

Tipo l’ormai leggendario bootleg dei Belle & Sebastian (qui). Tipo quest’opera dei Pholyphonic Spree: roba che riconcilia lo spirito anticonformista con quella sensazione di stucchevolezza tipica del 25 dicembre. E che non schifa affatto ascoltare intorno all’albero scartando i regali. La nonna è contenta (ci sono le canzoni di natale, che tenerezza!), noi pure (…si ma almeno un po’… diverse!): una segretissima operazione che ha del sovversivo.

Holidaydream non poteva che essere il parto di questa band texana che da dieci anni e più porta in giro per il mondo uno strano misto di chitarre e cori sinfonici senza la pretesa di essere i Queen.

Molti brani famosissimi (Silent Night – strumentale -, Winter Wonderland, Let It Snow – tronca! – White Christmas…), un paio di composizioni originali (ma a tema, ovviamente), e i Pholyphonic Spree si tolgono anche lo sfizio di rifare Merry Xmas (War Is Over) con tanto di coro di voci bianche e fiati che fanno tanto Sgt. Pepper’s.

Giusto per ribadire che quello in realtà è un inno universale, il Natale è poco più una scusa per lanciare un messaggio di pace, uguaglianza e socialismo.

Non è che valga la pena ascoltare Holidaydream solo perché è la testimonianza di una indie band alle prese con canzoni natalizie; piuttosto perché è un grosso e riuscito esercizio di creatività.
La perfetta dimostrazione di come prendere qualcosa che è identico da decenni e vestirlo con personalità senza ribaltarne forzosamente il contenuto: la tavolozza sonora va dagli scampanellii alla psichedelia sottile che sa d’incenso.

E lo spirito natalizio, finalmente scevro dei facili buonismi, ne esce rinvigorito.

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