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The Rolling Stones – Some Girls

rolling-stones-some-girlsCome dice Keith, «non si può stare a discutere con sette milioni di copie vendute e due singoli come Miss You e Beast Of Burden». E infatti, niente chiacchiere: Some Girls è l’ultimo grande disco dei Rolling Stones.

Di buone ragioni sul perché sia un album grandioso ce ne sono almeno un paio. Il motivo per cui, da lì in poi (1978!), gli Stones abbiano prodotto solo alcune buone canzoni, andrebbe invece cercato altrove.

Some Girls segna, anzitutto, il ritorno di Keith Richards al comando della banda, dopo anni di dipendenze e “distrazioni” varie che lo avevano tenuto lontano dalle decisioni fondamentali e dai grandi riff. Il fatto che Jagger non fosse assolutamente intenzionato a farsi almeno un po’ da parte dopo aver tenuto insieme il gruppo dal periodo successivo al tour di Exile On Main Street provocherà le grosse liti proseguite (almeno) per il successivo decennio, con Ronnie Wood a fare da mediatore.

E poi, appunto, Ronnie Wood: entrato negli Stones da un paio d’anni, è questo il suo primo album di studio. E si rivela una spalla ideale e fondamentale, sia per Mick che per Keith.

Registrato a Parigi negli studi Pathé Marconi, Some Girls arriva in un momento in cui gli Stones rischiavano l’estinzione: da una parte la nuova moda delle discoteche, la cassa in 4/4 e i dancefloor modaioli dello Studio 54; dall’altra, il punk: uno sputo in faccia a tutto quello che era considerato vecchio (curioso di come i punk – ad esclusione forse dei Clash  – si dimenticassero sistematicamente di chi, oltre un decennio prima, aveva rotto tutte le regole dell’establishment, quella volta sì ferree).

Tra tutti, è risaputo che fosse Jagger quello con le orecchie più puntate verso le mode: «di Miss You non pensammo un granché mentre la stavamo facendo. – ricorda Keith – Era un po’ della serie: “aah, Mick è andato in discoteca ed è uscito canticchiando la canzone di qualcun altro”. Era il risultato delle notti che passava allo Studio 54, saltandosene fuori con quel ritmo in 4/4 di basso e batteria. Disse: mettiamo la melodia su questo ritmo… il resto del disco non suona per niente come Miss You».

In effetti, Some Girls suona grezzo e per nulla laccato, nonostante le mode e le tendenze del momento e nonostante il mostruoso successo di Miss You. Tanto che gli Stones si permisero  di registrare e tenere nel cassetto una canzone come Start Me Up, che sarebbe riaffiorata solo anni dopo. La differenza con i lavori precedenti non sta nello sforzo di registrare quasi tutto live e nel suono creato da Keith Richards sui pezzi veloci (un riverbero MRX – “una scatoletta“, come dice lui).

Sta, soprattutto, nella ritrovata collaborazione Jagger / Richards sulla maggior parte dei brani: Beast Of Burden ha uno di quei riff immortali e una vibrazione soul che la rendono uno dei migliori pezzi degli Stones di sempre; When The Whip Comes Down punge come l’anarchia; Imagination è una elettrizzante rivisitazione di Just My Imagination dei Temptations e diventerà un classico live; Far Away Eyes una ballata country folk all’altezza di Beggars Banquet; Shattered chiude il disco a ritmo di un funk di strada scritto su un taxi della grande mela.

Nel mezzo, dopo le svisate blues di Respectable, ci vollero giorni interi per Before They Make Me Run, che Richards scrisse, riscrisse e arrangiò infinite volte, per poi prendersi la scena e cantarla con voce disperata: il canto di un uomo sulla cui testa pendeva un processo per spaccio in Canada, e che ancora non sapeva che l’avrebbe – incredibilmente, quella volta – passata liscia.

La title track passò alla storia per quel verso, «black girls just wanna get fucked all night», tacciato di razzismo («beh, noi siamo stati in tour per molti anni con un sacco di pollastre nere, e ce ne sono parecchie a cui piace», è il commento di Keith), e la copertina dell’album fece incazzare le femministe.

Insomma, gli Sones erano tornati, altro che dinosauri. Sarebbe durata poco: Some Girls è un disco incendiario, è solo un lampo nella nebbia degli eccessi – ma certo uno di quelli indimenticabili.

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