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The Yardbirds – The Yardbirds

yardbirds_roger_the_engineerThe Yardbirds (eponimo, come dovrebbe intitolarsi ufficialmente), Roger The Engineer (colloquiale, dal disegno in copertina: una caricatura del tecnico di studio Roger Cameron ad opera del chitarrista Chris Dreja) o addirittura Over, Under, Sideways, Down (così negli States, dal titolo del suo brano più famoso): si tratta in ogni caso dell’album che gli Yardbirds pubblicarono nel luglio del 1966 orfani di quel prodigio chiamato Eric Clapton, il quale appena una settimana dopo sarebbe tornato sulle scene insieme a John Mayall.

Gli Yardbirds – che l’anno prima avevano assaggiato la vetta delle classifiche con For Your Love e proprio per questo Mr. Slowhand, al tempo un sincero purista del blues, aveva sbattuto la porta (troppo commerciali) – lo rimpiazzarono con un altro fenomeno: Jeff Beck.

Un funambolo incostante, di lì a poco anche lui sostituito con un altro genio delle sei corde: Jimmy Page; anzi, mollati da Clapton, il futuro Led Zeppelin sarebbe stata la loro prima scelta, ma lui stesso – al momento non interessato – suggerì Jeff Beck.

Il quale restò giusto il tempo di due faticosi tour e abbastanza per registrare questo che rimane a conti fatti l’unico album degli Yardbirds integralmente composto da materiale originale.

Le sessioni durarono in tutto una settimana e il chitarrista non fu mai presente più del tempo necessario per fissare sul nastro le sue parti.

Ma l’apporto è notevole ed è il principale motivo per cui Roger The Engineer è diventato un classico dell’epoca: i suoi assoli power blues illuminano come fuochi d’artificio molte di queste composizioni, soprattutto il memorabile trittico iniziale.

Lost Woman si distingue per l’anfetaminica sezione ritmica e un assolo portato avanti all’unisono dall’armonica e dalla sei corde; l’immortale Over, Under, Sideways, Down prende il basso di Rock Around The Clock e lo condisce con un riff labirintico, acidissimo e spaesato; The Nazz Are Blue è figlia dell’infatuazione per l’elettricità black di Chicago e qui Jeff Beck si produce – oltre che in una delle sue migliori performance chitarristiche – in un cantato blues incredibile.

Altrove gli Yardbirds dimostrano di non prendersi affatto sul serio (al limite del fastidio), sciogliendo i loro volumi in una sorta di proto-psichedelia (compresa la salmodiante Farewell, la wobble board di Hot House Of Omagararshid e Ever Since The World Began che prima anticipa l’acid rock californiano e poi… i Teletubbies), strizzando anche un occhio al beat (godibilissima I Can’t Make Your Way); almeno finché il solito Jeff Beck non decide di dare un taglio alle stronzate con uno strumentale divertito e riuscitissimo, Jeff’s Boogie.

E, normalmente, nella riedizione di questo album si trova anche Happenings Ten Years Time Ago, uno dei brani creati in quelle sessioni ma destinato al solo mercato dei singoli (fallì e finì del dimenticatoio); non si tratta solo della più riuscita versione acida degli Yardbirds, ma anche di una registrazione storica perché alla chitarra suonano sia Jeff Beck che Jimmy Page.

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