Dischi

Thegiornalisti – Fuoricampo

thegiornalisti_fuoricampo«Il gelato lo prendevo tutti i giorni, tutto era qui più assoluto e più eterno.
Le giornate erano lunghissime.
Delle entità dotate di vero valore e di vera durata: il periodo delle vacanze era un periodo della vita»

Così Pier Paolo Pasolini ne La Lunga Strada Di Sabbia, il reportage del suo viaggio profondamente italiano ed estivo, in macchina da Ventimiglia fino alla Sicilia e da lì a Trieste.

Era il 1959 e i contorni del racconto di quell’Italia assolata e balneare – sorpresa dall’autore alle porte del boom economico postbellico – sfumano tra i ricordi d’infanzia e quasi sconfinano in un romanzo di formazione collettivo.

Ad occhi di oggi, La Lunga Strada Di Sabbia lascia addosso una sensazione di nostalgia mai docile; il ricordo di un passato mai vissuto, ma del quale si intravvedono ovunque i resti e del quale si vivono ancora gli effetti.

Il riferimento a Pasolini non ha a che fare con lo stile, né con il mondo musicale in cui Fuoricampo pesca a piene mani.
Ma è allo stesso modo agrodolce come leggere oggi quella narrazione: la perdita dell’innocenza, la crescita, il vigore speso magari invano; è un album etereo – con i suoi arrangiamenti farciti di synth ascendenti – e racconta una stagione passata, goduta, spesa freneticamente tra lussuria, esistenzialismo, smarrimento e sentimenti rincorsi a caso.

Il terzo (e migliore) disco dei Thegiornalisti ha il grosso pregio di farsi ascoltare con facilità e, contemporaneamente, di riuscire a tratteggiare in modo suggestivo le conseguenze della spensieratezza estiva; di quelle estati infinite, settimane caldissime di sabbia e salsedine e gelati e adulti limonare come ragazzini e democraticamente in costume; estati rimpiante già alla fine di agosto, quando appunto «il periodo delle vacanze era un periodo della vita».

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