Dischi

Tony Allen – The Source

The Source, cioè la fonte: chi altro meriterebbe mai di essere definito così se non Tony Allen, che con i suoi ritmi ha inventato l’afrobeat?

L’autocelebrazione, in questo album, si ferma però al titolo: per il resto si tratta del resoconto dell’ennesimo viaggio che questo imperterrito settantasettenne si è voluto concedere.

E d’altra parte prima o poi il matrimonio con la Blue Note s’aveva da fare: Allen ha sempre considerato il jazz la sua prima fonte di ispirazione («prima dell’aftobeat, io e Fela ascoltavamo il jazz e solo quello; io mi dicevo “creerò la mia musica jazz”»); a sua volta il jazz – in persona di Art Blakey – ha più volte guardato all’Africa per scoprire ritmiche nuove e lui, il batterista di Lagos, quest’anno ha voluto mettere in chiaro le cose omaggiando proprio Blakey con un album riuscitissimo (A Tribute To Art Blakey & The Jazz Messengers, pubblicato a maggio).

Però il vero tributo forse sta in questo The Source, che è scritto, composto e suonato con una ensemble parigina alla quale si sono uniti dal Camerun il chitarrista Indy Dibongue e dalla vicina Inghilterra il solito Damon Albarn (suo il piano su Cool Cats): questo materiale originale (e molto credibile) finisce per suonare come un disco jazz steso sul groove percussivo dell’afrobeat, o, se preferite, si regge sulle poliritmie tipiche dell’afrobeat ma ha una struttura tipicamente jazzata.

Registrato interamente in analogico, si tratta di un suono che potrebbe provenire da un locale di Lagos preso in ostaggio da una big band parigina, o da un locale di Parigi in cui Tony Allen, inesauribile fonte cinetica, fa da ponte tra due mondi. Incredibilmente vitale.