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Unòrsominòre. – La Vita Agra

lavorarestanca-la-vita-agra-cover-590x582“Agro: agg., 1) di sapore acido e piccante; SIN. aspro, acre; 2) fig. Che penetra nell’animo con un effetto di fastidio, di sgradevolezza; SIN pungente, acerbo.”

Si potrebbe partire dal lessico, e dimenticarsi per un attimo che il titolo scelto da Unòrsominòre. per il suo ultimo lavoro è in realtà una citazione del romanzo di Luciano Bianciardi da cui fu tratto l’omonimo film di Carlo Lizzani con Ugo Tognazzi (1964).

Perché questo album ha l’effetto di un pugno di terriccio umido ficcato in gola.
Trasmette un fragore soffocante, un sapore schifoso e pesante, e parla della nostra vita alienata.

Non in senso metafisico, mistico, riconciliativo. Parla della pesantezza, dell’assuefazione indotta da una realtà dai valori alterati: qui, oggi, (in) questo Paese.

La Vita Agra traccia una linea di demarcazione netta che sa di Resistenza: o schierati o collaborazionisti, non esistono vie di mezzo. E in altri tempi quello di non vedere altri colori che il bianco e il nero sarebbe forse un difetto, ma non qui e non ora.

E’ un messaggio che arriva attraverso una ricerca lirica tesa, nervosa, ogni tanto volutamente volgare (nel modo in cui De Andrè faceva), e che può essere frainteso per livore sterile.

Invece non è così.

Unòrsominòre. se la prende vistosamente con la stupidità e la superficialità delle persone, quelle che non possono in alcun modo essere convinte di essere infelici, così clamorosamente anestetizzate dalla tv, da Silvio, da Maria e i suoi Amici. Quelle che s’affidano a dio e poi svoltano l’angolo e tornano al bar. Quelle per cui libero è anzitutto il nome di un giornale.

E poi, quelli che ascoltano Dente e nemmeno sanno il perché, quelli per cui l’esserci prevale sul dove, il quando ed il perché, i fighetti di questi tempi musicali indie e trendy.
Loro, infatti, sono i primi a non avere capito La Vita Agra (mettiamola sulla mancata comprensione, o superficialità, e non come una rappresaglia gelosa per lo sbeffeggiamento de “le opinioni di Carlo Pastore” in Perdenti Più Sani): hanno guardato il dito che indica, non la luna, hanno scambiato l’insoddisfazione per incazzatura.

Perché La Vita Agra parla di umane frustrazioni, di reazioni mancate, di finzioni apprese come realtà, di accettazione ad libitum della provvisorietà.
Di tollerare tanto sino ad essere sedati nelle aspirazioni.

Unòrsominòre. graffia e sputa come una belva in gabbia, lo fa senza retorica e senza usare le maniere tenere, disinteressato ad ingraziarsi alcuno, e la sua poetica travalica la forma.

La Vita Agra è un album importante: trasmette e rivela disgusto per un orrore quotidiano, tremendamente seducente e comodo.

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