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Antonio ‘Tony Face’ Bacciocchi – L’Uomo Cangiante

COP_weller_definitivaNon siete a conoscenza dell’esistenza di Antonio ‘Tony Face’ Baciocchi? Nella migliore delle ipotesi, vi siete persi qualcosa; altrimenti… che razza di mod siete?

Piacentino, batterista nei Not Moving prima e nei Lilith poi, produttore (Statuto, Vallanzaska), dj, blogger ed infine scrittore, ultimamente ha pubblicato alcuni ottimi libri per Vololibero Edizioni (Statuto/30: La Ribellione Elegante, Gil Scott-Heron – The Bluesologist, Storia e Discografia del Padre del Rap, Rock’n’Goal – Calcio e Musica Passioni Pop in tandem con Alberto Galletti), l’ultimo dei quali, questo L’Uomo Cangiante – Paul Weller: The Modfather, va a tappare una falla non secondaria: non esisteva fino ad oggi alcuna biografia italiana di Paul Weller (qualcuno si prenderà mai la briga di tradurre il famoso libro di Paolo Hewitt?).

Bacciocchi segue pedissequamente il percorso del Modfather dagli esordi immediatamente post-adolescenziali con i Jam, passando dagli Style Council e approdando alla fortunata carriera solista iniziata nei ’90 (ancora capace di colpi spettacolari, come dimostra l’ultimo Saturns Pattern): fase dopo fase, disco per disco fino al periodo successivo a Sonik Kicks (2012), Tony Face delinea i tratti salienti di un poliedrico songwriter, scoprendone la crescita e la personalità, mettendo insieme molte interviste (anche italiane), riordinandone la corposa discografia (collaborazioni comprese), finendo per fornire il suo punto di vista (mai acritico) su tutte le pubblicazioni di Weller , dedicando spazio ad alcune citazioni dalla viva voce del Nostro e interpellando due figure importantissime della scena mod italiana: oSKAR (cantante degli Statuto) e Francesco Ficco (chitarra di Lager e Kartoons).

Sul finale – quasi nell’impossibilità di riassumere la grandezza del suo soggetto – l’autore si affida ad una lunga citazione di Irvine Welsh:

… per quanto mi riguarda o tu ami Paul Weller o, in tutta sincerità, sei un triste coglione con cui non ho alcun interesse a parlare. Per fortuna, se stai leggendo questo, è davvero difficile che tu appartenga all’ultima categoria che ho citato. E allora perché sono così partigiano? In primo luogo, è un cliché abusato, quello che fa un vero artista è l’abilità di mantenere una vera e forte creatività nel corso degli anni e attraverso i continui cambiamenti della vita a cui (spero) andiamo incontro. Sono così tanti i talenti emersi durante il periodo mostruosamente creativo che è stato l’esplosione del punk in Inghilterra, alla fine dei 70’s, talenti subito caduti, quando si sono trovati di fronte a tanti ostacoli. Paul Weller è probabilmente l’unico artista di questa era che, senza dubbio, è entrato nel Pantheon dei grandi del rock’n’roll inglese, a fianco dei suoi predecessori dei 60’s Jagger, Richards, Lennon, McCartney, Townshend, Davies e Bowie, che emerse nei primi ’70s. Dove i suoi contemporanei si considerarono iconoclasti, commentatori sociali, celebrità o anticelebrità, distruttori del sistema o salvatori del mondo, Paul Weller era quello che palesemente amava la musica e che, prima o poi, ha sempre voluto produrla. Paul non ha mai lasciato il soul e la cultura mod che lo hanno ispirato in gioventù e questo senso tribale gli è servito tanto stilisticamente quanto musicalmente…

Insomma, ci troviamo di fronte ad un’opera breve e perfetta per i neofiti, che non manca di svelare qualcosa anche ai fan più accesi di Weller.

Piccola curiosità: sì, Tony Face ha più volte incontrato e intervistato PW (da ultimo alla fine del concerto dello scorso luglio al Vittoriale degli Italiani, qui l’intervista integrale) e gli ha personalmente consegnato copia di questo libro, ricevendo in cambio prima un sopracciglio alzato e (poi) un sorriso di fuggevole approvazione.

Antonio Baciocchi continua il tour promozionale del suo libro: per tutte le date vi rimandiamo alla sua pagina Facebook; vale la pena seguire con attenzione anche il suo blog, zeppo di curiosità musicali e non.

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