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Veronica Falls – Veronica Falls

veronica_coverPartiamo dalla rilettura che i Veronica Falls danno di Under My Thumb: uno stravolgimento degli Stones che rende la loro hit un jingle-jangle spettrale e frenetico, con quel riff immortale che viene letteralmente assorbito nel lo-fi, tanto che – pur riconoscibilissima – sembra che non possa essere altro che un brano indie rock di questi tempi.

Le dodici tracce del debutto eponimo di questa band metà londinese e metà scozzese escono sotto l’egida Bella Union: alcuni di questi brani erano già stati pubblicati in diversi formati e Found Love In A Graveyard (titolo di per sé già programmatico) era diventato un piccolo caso; incalzante, corale, con le chitarre che viaggiano su un noise gentile che sembra di sentire i Sonic Youth degli ultimi tempi.

In verità c’è molto altro, anzi, l’amore dei Veronica Falls per la melodia è pari a quello per le storie oscure e malate: amori malinconici, fantasmi, incomunicabilità; non straripano mai nello shoegaze furioso, ma le chitarre non sono mai pulite come quelle degli Smiths.

Le radici del suono di Veronica Falls vanno forse ricercate piuttosto in scozia, dove il guitar pop è un national treasure ed ogni generazione riesce ad inventarsene una personale interpretazione. Veronica Falls è un viaggione dark pop, triste e dinamico: uno dei migliori debutti dell’anno.

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