Il secondo album dei Veronica Falls, Waiting For Something To Happen, è ancora un piccolo esercizio fatto di voci soffuse e sovrapposte, chitarre e melodie che sono la quintessenza del guitar pop.
Ma sparisce molta dell’oscurità che caratterizzava il disco di debutto; non è piena luce, ma è l’alba almeno.
È un viaggio soffice che si lascia alle spalle il crepuscolo, le intenzioni crudeli (Bury Me Alive), molti fantasmi e angosce e che svela la bellezza di certe melodie. Roxanne Clifford non sembra più una bambina dark e dispettosa, ma è comunque alla ricerca di qualcosa, non ancora comoda nelle sue scarpe.
Diciamo che stiamo assistendo ad una sorta di processo di normalizzazione, che potrebbe rendere i Veronica Falls un po’ meno affascinanti. Ma brani efficaci come Teenage, Tell Me, Waiting For Something To Happen o Falling Out (uno dei momenti in cui vengono a galla strutture strumentali più avvincenti) tengono su tutto con sufficiente energia fisica ed emotiva perché questo album abbia un senso.
Il secondo album dei Veronica Falls, Waiting For Something To Happen, è ancora un piccolo esercizio fatto di voci soffuse e sovrapposte, chitarre e melodie che sono la quintessenza del guitar pop.
Ma sparisce molta dell’oscurità che caratterizzava il disco di debutto; non è piena luce, ma è l’alba almeno.
È un viaggio soffice che si lascia alle spalle il crepuscolo, le intenzioni crudeli (Bury Me Alive), molti fantasmi e angosce e che svela la bellezza di certe melodie. Roxanne Clifford non sembra più una bambina dark e dispettosa, ma è comunque alla ricerca di qualcosa, non ancora comoda nelle sue scarpe.
Diciamo che stiamo assistendo ad una sorta di processo di normalizzazione, che potrebbe rendere i Veronica Falls un po’ meno affascinanti. Ma brani efficaci come Teenage, Tell Me, Waiting For Something To Happen o Falling Out (uno dei momenti in cui vengono a galla strutture strumentali più avvincenti) tengono su tutto con sufficiente energia fisica ed emotiva perché questo album abbia un senso.