Appunti Libri

Victor Bockris – Keith Richards

Il mattino seguente, Keith si ritrovò immediatamente prigioniero della routine carceraria come viene mostrata nei film.

Trascinò una sedia fino alla finestra e guardò tristemente «il quadratino di cielo, cercando di raggiungerlo»; poi fu portato in laboratorio, dove gli fu insegnato come costruire alberi di Natale in miniatura da mettere sulle torte. Dopo quella narrazione alquanto bizzarra, si ritrovò a strascicare i piedi nel cortile in fila assieme agli altri detenuti, durante l’ora d’aria; non aveva fatto in tempo a mettersi in fila che qualcuno gli sussurrò «psst, Keith! Lo vuoi dell’hascisc davvero buono? Dell’acido?». «Cosa? Qui dentro? Sei pazzo!» rispose, prima che un grosso secondino sbraitasse «basta parlare là!».

Più tardi nel pomeriggio, mentre se ne stava sdraiato in cella a meditare sentì una voce gridare «sei fuori amico! L’hanno appena detto alla radio!».

Ritornato immediatamente un Rolling Stone, si alzò di scatto dalla branda e cominciò a prendere a caldi la porta della cella brigando: «fatemi uscire bastardi! Mi hanno pagato la cauzione!».

Un’ora dopo, mentre usciva dal carcere sul sedile posteriore della sua Bentley, guidata dal suo autista, sentì chiaramente il direttore dire «Tornerai, bastardo!»

Questo volume, edito per la prima volta nel 1992 (con enorme successo) e aggiornato lo scorso anno, rischia a conti fatti di essere la migliore biografia di Keith Richards.

BockrisE ciò nonostante, in realtà, l’autore si sia avvalso di molto materiale “di seconda mano”: Keef parla qui attraverso corpose interviste rilasciate per lo più tra gli anni ’70 e ’80 a Rolling Stone, High Times, Playboy, e non da ultimo a Stanley Booth per il suo libro Le Vere Avventure Dei Rolling Stones.

Victor Bockris (all’epoca già noto per The Life And Death Of Andy Warhol, e più di recente alle prese con Lou Reed ed i Velvet Underground) si muove attraverso la vita di Richards più come un compilatore che un narratore: rimette in ordine fatti, epura miti, spiega leggende attraverso le voci di persone e personaggi che a vario titolo, nel corso dei cinquant’anni di vita degli Stones, hanno gravitato attorno al chitarrista.

E quindi, tra i molti, troviamo William Burroughs, Marianne Faithfull, Nick Kent (nella doppia veste di critico musicale e compagno di eroina), Freddie Sessler e tre donne fondamentali: Linda Keith (la prima compagna), Anita Pallenberg (la prima musa, fondamentale figura che accompagnò Richards a cavallo tra i ’60 e i ’70 – nonché madre di Marlon e Dandelion) e Uschi Obermaier (conturbante modella e attrice tedesca che si insinuò per qualche anno nella vita di Keith nella prima metà degli anni ’70).

Ne viene fuori un racconto corale, una narrazione perfettamente orchestrata e che accompagna con fluidità il lettore attraverso i cinque decenni di vita degli Stones. Queste testimonianze di prima mano – sulle quali Bockris non esprime mai un giudizio di valore – raccontano il tormentato rapporto di Richards con la vita, con la musica, con al droga, con gli Stones stessi.

Ma quello che emerge con distinta potenza è che questi molteplici aspetti non siano in realtà affatto scindibili, finendo per influenzarsi l’un l’altro senza soluzione di continuità.

La conclusione di questo viaggio, secondo Bockris, è che Keith Richards avrebbe probabilmente potuto avere «una carriera qualitativamente migliore da solo che non con i Rolling Stones»: è una considerazione sorprendente, l’immagine e la musica di Richards sono legati a doppio filo agli Stones.
Non c’è dubbio che Keef sia sempre stato il motore creativo della band, e d’altra parte pare – con buona approssimazione – che Jagger da solo non ce l’avrebbe mai fatta, lui invece sì. Però se c’è qualcosa che la carriera degli Stones insegna (anche come raccontata qui), è che la migliore qualità della loro produzione ha sempre coinciso con l’alchimia Jagger / Richards, mentre le cose peggiori sono uscite quando uno dei due ha tentato di escludere l’altro, in qualche modo.

Non può nemmeno dirsi ai posteri l’ardua sentenza: gli Stones sono in giro da così tanto tempo che si può certamente guardare indietro e coglierne i momenti bui e quelli luminosi.

Keith Richards (titolo originale Keith Ricards: The Biography)  è edito in italia da Odoya.

0 comments on “Victor Bockris – Keith Richards

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *