Imagine, pubblicato in questo giorno del 1971, è il disco più mitologico di John Lennon. Forse non il migliore del suo decennio solista, ma probabilmente – anche in un panorama mai banale com’era quello in cui Lennon si muoveva – il più interessante.
Gimme Some Truth, The Making Of John Lennon’s Imagine, edito nel 2000, è uno di quei documentari realizzati semplicemente montando insieme filmati (in gran parte opera di Jonas Mekas).
Le telecamere seguono Lennon (e l’immancabile Yoko, che dà anche suggerimenti tecnici sui brani, sull’artwork, su tutto…) durante i mesi di registrazione di Imagine a partire dal maggio del 1971: dagli studi di Ascot, a New York (dove troviamo la coppia prima alle prese con Andy Warhol, Miles Davis e – in generale – dedita ad un cazzeggio molto arty, misto all’impegno contro la guerra in Vietnam e poi Record Plant Studios), poi di nuovo a Londra (Abbey Road, con tanto di George Harrison), fino alle riprese per il video della title track.
È una testimonianza importante: perché è arte nel suo momento genetico, perché è uno sguardo senza filtri su un periodo turbolento (politicamente ma anche umanamente) e molto interessante, perché riprende il mito di Lennon scevro di ogni retaggio beatlesiano.
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