Nemmeno il tempo che Nocturne finisca di riverberare nello stomaco che Jack Tatum e i suoi se ne escono con Empty Estate.
Un EP, 7 brani, (ma) mezz’ora di musica che segna una virata non imprevedibile però decisa: insomma, la stessa continuità/contiguità che c’era tra Gemini e Golden Haze.
Le illustrazioni di Eric Shaw, scelte per dare colore a questo disco rappresentano bene il progetto Wild Nothing oggi: come il video di A Dancing Shell era incentrato sui movimenti e le interazioni tra figure coloratissime, pop(art) nelle forme e nei toni, così è per l’intero immaginario surrealistico che accompagna Empty Estate.
Sono coordinate artistiche ben definite, una sorta di cubismo antropomorfo chiamato a fare da sfondo a spazi in cui i sintetizzatori sono lasciati liberissimi di prendere il centro della scena (cosa che non succedeva in Nocturne): si vedano, ad esempio, i due strumentali On Guyot e Hachiko, ma anche Ride (che eccheggia paurosamente il compagno di etichetta Blank Dogs).
Altrove l’interazione uomo-macchina raggiunge livelli sconosciuti ai contemporanei: la frenetica Data World, e soprattutto The Body In Rainfall e Ocean Repeating (Big-Eyed Girl) rasentano la perfezione pop nella sintesi tra autenticità e stilizzazione.
Le scelte compiute da Jack Tatum fin qui sono prepotente rivendicazione di una posizione di rilievo nell’alternative contemporaneo. Empty Estate, per quanto transitorio, gli dà ragione.
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