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Deerhunter – Monomania

MonomaniaMonomania è, a conti fatti, un casino.

Un frastuono, certo: perché se i 3′ scarsi di Neon Junkyard piazzati in apertura sono più sghembi che potenti, basta un niente che dal riff nauseato di Leather Jacket II in poi si venga risucchiati in una specie di garage rock che tutto assorbe.

Che si tratti di scudisciate noise (come la title track), di piccoli bagliori melodici (The Missing, Dream Captain), robe quasi rockabilly (Pensacola), aperture dreamy (Sleepwalking, Nitebike) o spunti infetti di Motown (Back To The Middle), Bradford Cox e compagnia si agitano come quegli studenti che scrivono il tema perfetto e poi accartocciano il foglio.

Anzi, i Deerhunter lo fanno in mille pezzi.

La costante di Monomania (al netto dei tormenti di Cox) sono il fragore, le sue chitarre in primissimo piano, la voce ruvida di una bocca che ingoia il microfono, le ritmiche spesso mutuate da altri stilemi (T.H.M.), niente o pochissime tastiere (e quando affiorano, come in Back To The Middle, tirano fuori refrain appiccicosissimi) – il risultato è molto più in your face rispetto al precedente Halcyon Digest, ed è assolutamente un pregio.

Questo disco spesso fa saltare dalla sedia, altrettanto spesso fa riaffiorare l’istinto di prendere in mano la chitarra anche solo per fare casino. Il punk, dentro.

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