Appunti

Fa lo stesso… [2023 edition]

Album pubblicati nel 2023 che non ci hanno entusiasmato.

Belle And SebastianLate Developers

Per carità, la qualità rimane molto alta. Averne di band così dopo quasi trent’anni di carriera.

È solo che per questo Late Developers valgono esattamente le stesse considerazioni che ci accompagnano da Write About Love in poi (2010): gli album dei Belle And Sebastian sono un canone. Un po’ acustici, qualche spunto disco-oriented, tanti cuoricini spezzati.

Va benissimo, è confortevole. Però siamo cresciuti tutti. O no?

Xiu XiuIgnore Grief

Ignore Grief pone la domanda definitiva: sono gli Xiu Xiu a non essere (ormai da tempo) più interessanti, o siamo noi invecchiati che la loro musica ci sembra solo un insieme di suoni ammucchiati a casaccio?

Comunque sia, questo è un album horror, assolutamente crepuscolare e urticante, roba che fa sembrare (ad esempio) The Flowers Of Romance una gentile musica d’attesa.

Massacrante e senza un minimo di fascino.

FeistMoltitudes

Moltitudes è tanto intimo e toccante quanto generico e monodimensionale.

E questa è una (almeno) mezza (almeno) delusione, dato che, negli anni, Feist ci aveva abituato a ben altro piglio e fantasia.

The NationalFirst Two Pages Of Frankestein

Vediamo che a moltissimi è piaciuto, pure tanto. Mah.

Ormai i National portano con sé un immaginario apparentemente assai affascinante, la cui realizzazione concreta però non è all’altezza.

Gli ospiti (e la scelta) danno l’impressione che First Two Pages.. sia più che altro un tentativo autoimposto di far convivere l’indie rock degli anni zero e quanto dopo ne ha (purtroppo) raccolto il testimone. Moscio.

Ben HarperWide Open Light

La speranza era che Ben Harper ritrovasse un po’ di cazzimma e un po’ di lucidità. Non è successo.

Wide Open Light – tra un bozzetto acustico e l’altro – brancola di tedioso languore.

Ogni tanto Ben prova, effettivamente, a dare rendere più brioso il tutto: succede in One More Change, ma quel gospel rimane appena accennato; succede in Trying Not To Fall In Love With You, ma ne esce una ballata caricaturale e pessima; succede, infine, in Yard Sale con Jack Johnson, e funziona benissimo – è un brano semplice e clamoroso.

Ma è troppo poco per riabilitare tutto il disco.

RomyMid Air

Altro album che – mediamente – viene incensato nelle classifiche di fine anno.

Per noi è più che altro un discorso di aspettative: pensavamo che il debutto di Romy arrivasse animato da trame più fini e ricercate, invece Mid Air viene giù piattissimo è gran cassa dritta e revival di certa roba che girava in Europa vent’anni fa.

Un effetto Coccoricò che non stenteremmo a definire orribile, non fosse che Romy è talmente profonde e brillante da salvare tutto in corner. Insomma è merito del suo infinito carisma se non stiamo parlando (per trasporre il tutto in odiosi numeri) di un 2 stiracchiato ma di un 5,5.