Dischi Greatest Hits / Best Of

Keane – Best Of Keane

Keane-Best-of-Final-Cover900Prima sorpresa: pare che la carriera dei Keane, iniziata con quella Everybody’s Changing che dieci anni addietro ci martellava con delicatezza il cranio (grazie anche alla pubblicità), abbia da offrire abbastanza materiale per un best of di ben 20 (!) brani.

Ok, facciamo 18 perché ci sono due inediti: Higher Than The Sun (ma è tipo un coro hooligan quello sul finale?) e Won’t Be Broken, entrambi trascurabili – ma comunque, come siamo arrivati a tutto questo?

Seconda sorpresa: dalla sbornia anni ’80 di Perfect Symmetry qualcuno ha deciso di tenere fuori quella che forse (insieme all’altro singolo Spiralling) era l’unica cosa da salvare: Lovers Are Losing.

Rimane il fatto, scorrendo i titoli di questa raccolta, che i Keane (come molti – troppi – altri giunti alla ribalta nel corso dello scorso decennio) abbiano scritto e pubblicato un ottimo primo disco d’esordio (Hopes & Fears, 2004), di quelli che proprio vale la pena ascoltare per intero (e non solo nei suoi 5/11 ripescati qui) e conservare, e poi si siano un po’ ripetuti, persi, molto annacquati.

Non solo: l’idea stessa che i Keane avevano della musica è andata un po’ a puttane; partiti all’esordio come una band solo batteria – tastiere – voce, poi ha cominciato a fare capolino qualche chitarra, e alla fine (passando per i certi sintetizzatori che nemmeno nei tempi d’oro degli yuppies) l’innesto a titolo definitivo di un bassista.

Ma (direbbe Prince) è il segno dei tempi: roba buona per una stagione, l’usa-e-getta come normalità, l’hype come una droga che consuma.

Ed ecco quindi che in realtà The Best Of Keane acquista senso proprio in quest’ottica, per andare dritto all’essenziale, smagrire e spolpare una carriera che – almeno fino ad adesso e a parte che per il disco di debutto – va salvata per alcuni singoli che la band di Tom Chaplin è stata capace di mettere insieme.

Esatto, nemmeno tutti.

Perché per ogni Spiralling (che è comunque una scopiazzatura dei Duran Duran) c’è una Try Again; per una Is It Any Wonder? dobbiamo anche sorbirci Atlantic; paghiamo il piglio gagliardo di Sovereign Light Café con i due nuovi insignificanti brani, o roba come A Bad Dream. E quindi, in generale per un primo disco splendido ce ne sono tre da prendere a piccolissime dosi: un prezzo altissimo e un uso abbondante dell’opzione disattiva selezione (quando non elimina) della libreria di iTunes.

Sono troppi i momenti in cui i Keane si perdono alla ricerca di una melodia e non concludono granché: annacquano, fanno venire il latte alle ginocchia.

Funzionano dove/quando si ricordano la differenza tra melodia e lagna (distinzione che per anni è diventata loro oscura, salvo il fatto di essersi un po’ chiariti le idee su Strangeland), quando usano gli attributi e il loro canto si trasforma in elevazione, non in depressione.

Ovvero, dopo il 2004, (troppe) poche volte.

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