Appunti Libri

Nalinee Darmrong – The Smiths

Essendo cresciuta con la musica punk pubblicata dalla Dischord (altra esperienza che non mi abbandonerà mai), vivevo come una sorta senso di colpa il mio amore per la musica indie pop inglese. Il concerto mi assorbì completamente.

Nalinee Darmrong fu travolta dalla passione per gli Smiths nell’estate del 1985, quando fecero tappa nella sua Washington. Non che non li avesse mai sentiti prima, ma quella fu praticamente una folgorazione. Li conobbe e mollò tutto per seguirli – proprio in quell’estate tra il liceo e l’università, e poi ogni volta che tornarono negli USA prima di implodere.

È una di quelle storie maledettamente romantiche, che sanno di gioventù tanto ingenua quanto risoluta, di libertà, ed il contesto in cui è nato a questo The Smiths – persi e salvati dalla musica: la band che prese per mano una generazione. Si tratta di un (imponente ed elegante) volume, edito da Rizzoli, che raccoglie le fotografie (fino a quel momento inedite) scattate da Nalinee Darmrong durante quei tour.

La storia accennata sopra viene narrata in poche pagine, e s’intuisce la scelta dell’autrice di non addentrarsi nei dettagli buoni per i fanatici e – allo stesso tempo – di conservare per sé le parti più preziose ed intime di quell’avventura. A tentare di spiegare a parole la band di Morrissey e Marr, poco più oltre, due penne d’eccezione: Andy Bell, che mette nero su bianco quanto siano stati fondamentali gli Smiths per la sua adolescenza, per la sua formazione e per mettere insieme i Ride, e Marc Spitz (peraltro scomparso nel 2017, appena un anno più tardi dalla pubblicazione del libro), che sulla band di Manchester ha scritto a fiumi.

Quest’ultimo, tra l’altro, affronta (a modo suo) un tema molto interessante, un po’ trascurato, ma che va messo a fattor comune anche qui da noi: «non ho mai avuto una regina, un sussidio di disoccupazione, un vialetto accanto alla stazione ferroviaria. Non ho mai passeggiato per le strade di Birmingham, Leeds, Grasmere, Carlisle, Dublino, Dundee o Humberside. Ma importa?» – insomma gli Smiths sono qualcosa di profondamente inglese, ma sono diventati un fenomeno globale con una facilità disarmante (un unico altro esempio di quella portata viene in mente: i Joy Division).

Il resto lo fanno le fotografie: grandi, spesso in un bianco e nero vivido e dominante, con Morrissey colto spesso in pose contorte, Marr che anche in foto sembra suonare le sue linee complicatissime con candida semplicità; e poi i momenti backstage, quelli fuori dagli alberghi e altrove – giù dal palco quei quattro erano esattamente come uno se li potrebbe immaginare senza averli mai visti ma solo ascoltati.

Al tempo della pubblicazione di questo libro, Nalinee Darmrong concesse una lunga ed interessantissima intervista a Rolling Stone, la trovate qui.