Dischi

AAVV – 1Love

Dal marzo di quest’anno, lo storico New Musical Express non esiste più in formato cartaceo. È stato l’epilogo di una storia editoriale gloriosa, iniziata nel 1952 e – come molte altre – finite in modo travagliato nell’era digitale. Dal 2015 era addirittura distribuito gratis, oggi rimane lì come testata on line.

1Love, distribuita dell’ottobre del 2002, non è stata l’ultima compilation prodotta dal NME, né la più gloriosa (C86 vi dice nulla?), ma merita di essere ricordata perché volta a raccogliere fondi per War Child – sulla scia di The Help Album, disco di beneficenza pubblicato nel 1995 da Go! Discs – e perché, dal punto più strettamente artistico, è una perla per i cacciatori di cover ed un notevole patchwork di nomi di quei primi anni zero.

Alcuni dei quali comprensibilmente caduti nel dimenticatoio e tra questi certamente gli Starsailor (con una apprezzabile – ma niente di più – All Or Nothing degli Small Faces), i Feeder (che cercano di mantenere intatta la delicatezza di The Power Of Love dei Frankie Goes To Hollywood, ma è come guardare impassibili un elefante nel tentativo di alzarsi in punta dei piedi), le Sugarbabes (alle prese con Killer, ma a confronto Adamski era un genio), The Reelists (?!), Darius Campbell (?!?!), il duo soul McAlmont & Butler (che riesce a rendere ancora più enfatica Back For Good).

Altri da rivalutare: Badly Drawn Boy era un genio poi chissà che gli è successo, qui si accompagna a Jools Holland lanciandosi in una frizzantissima Come On Eileen; gli Stereophonics non sono sempre stati ridicoli e trattano Nothing Compares 2 U con una delicatezza struggente, quasi rimettendola al suo posto meglio dell’originale e meglio di Sinead O’Connor (meglio di Prince in persona? Forse no); stesso discorso per i Prodigy, qui già ben lontani dall’exploit di The Fat Of The Land, ai quali viene affidata Ghost Town degli Specials e la editano in modo tale che sembra uscita da un film di 007; un attimo dopo i Jimmy Eat World fanno proprio Firestarter in chiave emo.

Tra le piacevolezze (divertissement) vanno certamente annoverate Out Of Time (Rolling Stones) trattata con molta riverenza dai Manic Street Preachers, Merry X-mas Everybody (Slade) rispolverata dagli Oasis con un tocco di giovialità a loro inedita e gli Elbow che tendono sottilissima la meravigliosa Something In The Air dei Thunderclap Newman.

Tra tutto, si tocca davvero il fondo con i Muse che rifanno House O The Rising Sun: tra chitarre inutilmente ipertrofiche, urla immotivate, effetti digitali e quant’altro, questa è a mani basse la peggior cover mai sentita.