Stanley Donwood – visual artist famoso per l’ormai ultra decennale collaborazione con iRadiohead – ha pubblicato per la prima volta Bad Island lo scorso anno. Il libro viene oggi riedito da Penguin Books.
Nessuna parola o segno, non ce n’è bisogno.
Un’isola che appare via via sulla linea dell’orizzonte. Animali, piante, e poi esseri umani come presenze discrete, distruttori di un mondo dominato dalla natura, che scorreva – a volte placido e a volte turbolento – regolato dal ciclo della vita. La devastazione, poi l’isola si allontana di nuovo a chiudere quella che è la narrazione, per immagini, di una storia che sembra quella del passato ma è attuale (o futuribile) ai limiti del disgusto.
Il tratto di Donwood – il bianco e nero e le linee intarsiate e perfette – è quello di The Eraser, il debutto solista di Thom Yorke datato 2006. Il suo sguardo è quello apocalittico di sempre.
Bad Island è un capolavoro di essenzialità: poche pagine senza appello. La chiave sta nella distanza che siamo capaci di porre tra noi e l’isola e nella prospettiva degli eventi man mano che si fanno più nitidi ed ineluttabili.
Stanley Donwood – visual artist famoso per l’ormai ultra decennale collaborazione con i
Radiohead – ha pubblicato per la prima volta Bad Island lo scorso anno. Il libro viene oggi riedito da Penguin Books.
Nessuna parola o segno, non ce n’è bisogno.
Un’isola che appare via via sulla linea dell’orizzonte. Animali, piante, e poi esseri umani come presenze discrete, distruttori di un mondo dominato dalla natura, che scorreva – a volte placido e a volte turbolento – regolato dal ciclo della vita. La devastazione, poi l’isola si allontana di nuovo a chiudere quella che è la narrazione, per immagini, di una storia che sembra quella del passato ma è attuale (o futuribile) ai limiti del disgusto.
Il tratto di Donwood – il bianco e nero e le linee intarsiate e perfette – è quello di The Eraser, il debutto solista di Thom Yorke datato 2006. Il suo sguardo è quello apocalittico di sempre.
Bad Island è un capolavoro di essenzialità: poche pagine senza appello. La chiave sta nella distanza che siamo capaci di porre tra noi e l’isola e nella prospettiva degli eventi man mano che si fanno più nitidi ed ineluttabili.