Dischi

Stephen Stills – Just Roll Tape: April 26, 1968

New York, 26 aprile 1968 (*). Stephen Stills allunga un rotolo di banconote al tecnico dietro il mixer: (you) Just Roll Tape – tu pensa a registrare, gli dice. Sottinteso: sappiamo entrambi che io non dovrei essere qui, che lo studio è prenotato per Judy Collins; però lei ha finito, è rimasto un po’ di tempo e io voglio approfittarne.

In quel momento Stills è ancora un membro dei Buffalo Springfield, però molto vicini al capolinea, e l’idea di formare un nuovo gruppo David Crosby e Graham Nash non c’è ancora. Con Judy Collins non fanno esattamente una coppia perfetta – «io ero di casa a New York, ero in terapia, e lui odiava entrambe le cose», avrebbe poi detto lei – e quella relazione tormentata gli ha tirato fuori alcuni brani sui quali vuole lavorare e quel che sarà sarà. L’occasione allora è perfetta: chitarra, voce, microfono e nient’altro.

Il risultato: registrazioni che sono rimaste negli archivi per quarant’anni, durante i quali hanno anche rischiato di essere buttate via, ed infine edite nel 2007. Ma è solo il corso della storia, non il fatto che quelli inclusi in Just Roll Tape siano scarti – tutt’altro. Molti di questi brani, poi rifiniti (ma nemmeno tanto, va detto), trovarono posto nei suoi album solisti o andarono a formare il canzoniere del supergruppo Crosby, Stills & Nash.

Una di queste ultime – cioè Suite: Judy Blue Eyes – è forse la più grande composizione di Stephen Stills, tra tutte quelle possibili. Fu il secondo singolo del trio, fu il brano al quale tutti guardarono quando Judy lo piantò, la composizione in cui lui riversò tutto il possibile. Una volta ebbe anche l’occasione di suonarla solo per lei, l’uno di fronte all’altra in una stanza d’albergo: «è una canzone magnifica, Stephen – disse lei – ma non mi farà tornare da te». Ouch.

Tra le canzoni che, al contrario, non hanno in seguito avuto molta fortuna la perla è All I Know Is What You Tell Me. Piazzata in apertura, detta il tono dell’intera raccolta: la voce di Stephen Stills vicinissima al microfono, la chitarra che vibra (più oltre è un dobro) e le dita che si intrecciano a formare figure impossibili per i più.

Just Roll Tape è una di quelle rare volte in cui curiosare tra brani nella loro forma non definitiva vale effettivamente la pena, perché si tratta di un documento fenomenale, strabordante di tecnica ed ispirazione, e ribadisce la centralità di Stephen Stills nel contesto della musica prodotta da quella parte dell’Atlantico nella seconda (leggendaria) metà dello scorso secolo.

(*) in realtà pare che la data scelta per il titolo non sia corretta, dato che – stando alle cronache – quel giorno Stephen Stills era in concerto con i Buffalo Springfield a Phoenix.